E ci siamo ormai lasciati alle spalle anche l'89° edizione dei Premi Oscar: nella notte tra domenica 26 e lunedì 27 febbraio i riflettori di tutto il mondo del cinema si sono accesi sul Dolby Theatre di Los Angeles, che ha ospitato la cerimonia di premiazione più attesa dell'anno. A condurre è stato il comico Jimmy Kimmel; a trionfare invece (anche se al di sotto delle aspettative) è stato il musical "La la land", che si è aggiudicato ben sei statuette tra le sue 14 nomination.
La birra c'è, il cibo ce l'abbiamo, la televisione è accesa, gli amici sono tutti belli carichi... possiamo partire: comincia la maratona degli Oscar. Intorno alle 2,30 di notte, dopo un buon piatto di pasta aglio, olio e peperoncino, inizia ufficialmente la serata con l'esibizione di Justin Timberlake in " Can't stop the feeling" (candidata come miglior canzone). Il primo premio, consegnato dalla bellissima Alicia Vikander, è quello di miglior attore non protagonista assegnato a Mahrsala Ali per la sua straordinaria interpretazione in "Moonlight". E non poteva che vincere lui, assolutamente nulla da dire. Il ragazzo è davvero forte. Come miglior attrice non protagonista, invece, è Viola Davis a trionfare. La Davis ci ha offerto un'impeccabile prova del suo talento nel film "Barriere", con una performance emozionante ed intensa come poche altre. Anche lei come Mahrsala era la favorita e si merita il premio.
Passando poi ai migliori attori protagonisti, nella categoria maschile troviamo (giustamente) Casey Affleck per il suo ruolo in "Manchester by the sea", eccezionale, sontuoso... è la definitiva consacrazione di un attore che merita il plauso internazionale. Ha mantenuto una tensione emotiva pazzesca dall'inizio alla fine del film, ad ogni battuta... ad ogni respiro. Tanti, tanti complimenti. La sua categoria poi non era facile, con un Danzel Washington in grandissima forma. Per le donne, invece, ha vinto Emma Stone per "La la land". La sua interpretazione nel film è stata meravigliosa (nettamente superiore, a mio avviso, a Ryan Gosling) e lei ha toccato l'apice della sua carriera, ma devo ammettere che avrei preferito la vittoria di Natalie Portman o Isabelle Huppert; non perché la Stone non lo meriti (la sua prova è sicuramente degna di un oscar), ma perché entrambe hanno toccato con estrema delicatezza delle corde emotive di enorme profondità e hanno dato voce, anima e corpo a due difficili tragedie al femminile con una forza straziante. Complimenti anche a Ruth Negga e Meryl Streep (alla sua ventesima nomination), le altre due candidate, che hanno dato lustro ad una delle categorie più combattute e ricche. Parliamo adesso delle migliori sceneggiature: per quanto riguarda la miglior sceneggiatura non originale è stato premiato Barry Jankins (candidato anche come miglior regista) per il suo "Moonlight", scritto e diretto magistralmente; per la miglior sceneggiatura originale la statuetta è andata a Kenneth Lonergan per "Manchester by the sea". Un gran bel film, ma, a mio avviso, eccessivamente disarmante; non lascia mai nemmeno la parvenza di una piccola luce in fondo al tunnel. Avrei apprezzato tanto qualche messaggio se non di speranza, quantomeno di forza. Qualcosa a cui aggrapparsi nella vita è necessario. Entrambi erano i grandi favoriti ed entrambi meritano il premio. Due film da vedere, sicuramente non facili, ma di assoluto valore.
Il premio di miglior film straniero è andato a "Il cliente" di Asghar Farhadi (Iraq), che ha disertato la cerimonia di premiazione in protesta con la politica di Trump. Come miglior film d'animazione ha trionfato il lungometraggio della Disney "Zootropolis", un cartone che ha conquistato tutti, grandi e piccini, critica e pubblico.
Grandissima delusione italiana, invece, per la categoria miglior documentario a causa della sconfitta di "Fuocoammare" di Gianfranco Rosi. A lasciarci tutti con l'amaro in bocca è stata la vittoria del documentario "O.J.: Made in America" di Ezra Edelman, che ha distrutto le nostre speranze di vittoria. Fuocoammare però ne esce sicuramente a testa alta, perché è riuscito a portare una realtà difficile come quella di Lampedusa fino a Los Angeles.
L'Italia è stata comunque rappresentata anche quest'anno grazie alla vittoria di Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini per il miglior trucco e acconciatura nel film della DC Comics "Suicide Squad".
Avvincente duello quello per il premio per la miglior regia andato a Damien Chazelle autore di un ottimo lavoro in "La la land". La concorrenza di Mel Gibson e Barry Jenkins era molto agguerrita, ma, a soli trentadue anni, Chazelle diventa il più giovane regista di sempre a vincere un Oscar, e ha ottenuto questo riconoscimento con grande merito. Il film può piacere o no, ma la sua direzione è indiscutibile: poetica, elegante, raffinata, innovativa, dinamica, emozionante... riesce sempre a fare la scelta più giusta e inoltre ci ha offerto innumerevoli richiami, citazioni ed omaggi al cinema del passato, che ci regalano sempre un piacevole sorriso nostalgico. Un giovane dal talento cristallino, che ha un'idea ben precisa di cinema, e che riesce a fondere insieme la sua voglia di novità con il cinema d'altri tempi, la sua freschezza ritmica con il cinema d'autore. Classe e buon gusto, tecnica e talento, passione e tenacia, spregiudicatezza e piedi per terra, ambizione e rispetto... beh Damien, secondo me hai tutte le carte in regola per diventare un Grande, complimenti. Ultimo premio di cui parleremo, nonché ultimo Oscar assegnato, è quello per il miglior film. Se la cerimonia di premiazione fosse stata un film avremmo tutti applaudito con ammirazione il gran colpo di scena finale, che ha clamorosamente spiazzato tutti... ma in questo caso di film non si tratta, e quindi dobbiamo criticare la pessima figura che hanno fatto gli organizzatori proprio sul più bello. Come si può consegnare la busta sbagliata a chi deve annunciare il vincitore? Come si può essere così penosamente distratti? Sicuramente è un errore che farà parlare per molto tempo di questa premiazione e che consegnerà questa edizione alla storia. Una svista colossale che ci ricorderemo tutti e che i produttori e il cast di La la land, erroneamente proclamati vincitori, faranno tanta fatica a digerire.
Se da una parte biasimo l'organizzazione, dall'altro però non è stato poi cosi male... è un errore imperdonabile per un evento così importante e serio, ma tutto sommato i colpi di scena nel cinema sono fondamentali, e i premi Oscar dovrebbero proprio rappresentare il meglio del cinema... quindi, in un certo senso, hanno colto nel segno.
Dopo che i produttori di La la land, già con le statuette in mano, erano nel bel mezzo del discorso di ringraziamento, arriva la sconvolgente notizia che il premio non è per loro: il miglior film 2017 è "Moonlight". Euforia incontenibile da una parte, sconforto totale dall'altra; davanti all'incredulità del pubblico il premio arriva finalmente nelle mani giuste, quelle di Adele Romanski, Dede Gardner e Jeremy Kleiner. Ed è stato giusto così; La la land è un gran bel film ed è quasi riuscito nell'impresa, ma Moonlight è un capolavoro e non poteva perdere. Alla fine anche grazie a questo intoppo la vittoria è stata ancora più emozionante.Tirando le somme è stata un bella edizione, condita da una forte polemica del mondo del cinema contro il presidente Trump e come sempre da ottimi film e grandi artisti. "La la land", nonostante il tracollo finale, è il film più premiato e si aggiudica sei statuette. Oltre a quelle già citate ha vinto come miglior scenografia, miglior fotografia, miglior colonna sonora e miglior canzone. Su 14 nomination il risultato non è poi così soddisfacente, ma sono pur sempre sei premi Oscar, che confermano la grande qualità di questo lavoro. Complimenti ai vincitori e onore ai vinti.
Lunedì 27 febbraio ore 6:10 del mattino: la notte è stata lunga, ma siamo riusciti a tagliare il traguardo. Adesso ci aspettano un paio di ore di sonno, un buon caffè e si ricomincia la settimana. Alla prossima edizione. Buon cinema a tutti.
P.s tra poco ci saranno anche le premiazioni dei nostri David di Donatello, trovate qui il mio articolo: http://lapinacotecadeisogni.blogspot.it/2017/03/aspettando-i-david-di-donatello-2017.html
