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sabato 31 dicembre 2016

UN'OTTIMA ANNATA

Il 2016... un anno che ha portato via tanti grandi artisti; un anno che ci ha regalato tanti grandi film.


Quello che stiamo per lasciarci alle spalle è stato sicuramente un anno ricco di bei film, che ci hanno regalato intense emozioni e meravigliose storie. Ma se per caso non siete stati molto attenti e ve ne siete persi parecchi non c'è problema, potete ancora recuperare. Cercheremo insieme di tirare le somme e parlare dei migliori film dell'anno. Se invece non ve ne siete persi nemmeno uno spero possiate convenire con quelli che vi proporrò qui di seguito (riporterò solo film DISTRIBUITI in Italia nel 2016).

Innanzitutto è stato l'anno del rilancio del cinema italiano; siamo finalmente riusciti a sfornare alcuni film degni di lode. Film e registi che non hanno avuto paura di rischiare e si sono spinti oltre i soliti confini del cinema italiano degli ultimi anni. Parliamo di film come “Perfetti sconosciuti”, una commedia brillante, provocatrice, con un'intensità emotiva palpabile e con dei gran tocchi di classe; “La pazza gioia” il piccolo capolavoro di Paolo Virzì, toccante, incisivo e violentemente delicato, con una Michela Ramazzotti in stato di grazia;  “ Lo chiamavano Jeg Robot”, forse il film più spregiudicato del panorama italiano, con il regista Gabriele Mainetti che si è destreggiato nel mondo dei supereroi con grande disinvoltura e capacità; poi abbaimo  “Suburra”, un film forte, quasi un gangster movie, che racconta una storia più vicina a noi di quanto possiamo immaginare; e ancora “Veloce come il vento”, che ci ha regalato la coinvolgente avventura della giovane Giulia, e un'ottima interpretazione di Stefano Accorsi; e per finire citiamo il film scelto per rappresentare l'Italia agli Oscar: “Fuocoammare”, a mio avviso non proprio il miglior film italiano dell'anno; scelto probabilmente per la forte tematica che affronta e l'enorme carica emotiva che si porta dietro. Un film che tratta della tragica questione dei migranti merita sicuramente una grande attenzione, ma quelli sopra citati avrebbero rappresentato molto meglio l'ottima annata di novità del cinema italiano.

Passando poi al cinema internazionale abbiamo davvero l'imbarazzo della scelta. Troviamo dei veri e propri capolavori; film che vantano una regia impeccabile, sceneggiature solide e intriganti, una fotografia affascinante e attori con interpretazioni straordinarie. È stato per esempio l'anno dell'ottavo e attesissimo film di Quentin Tarantino che con il suo “The hateful eight” ci ha deliziati con un'eccellente dimostrazione di bravura, regalandoci un wester atipico contaminato da vari altri generi. Un film che ha lasciato la definitiva impronta dello stile di Tarantino, che offre un'autentica lezione di cinema. È stato l'anno anche del nuovo film di Woody Allen “Cafè society”, l'ennesima perla della sua gigante carriera. Un film che non ha convinto tutti, ma si sa che Allen fa sempre discutere molto. Merita comunque di essere visto. Altro grande regista che non possiamo non citare è Clint Eastwood che quest'anno ha diretto il film “Sully” con un bravissimo Tom Hanks, che si salva dopo il disastro di “Inferno”. Una storia ricca di messaggi e di grande spessore morale, diretta con la giusta delicatezza e il giusto peso. Grande direzione anche quella di Alejandro Inarritu per “The revenant”, un film dai tratti molto inquietanti e suggestivi, tratto da una storia vera. Leonardo DiCaprio, nei panni del protagonista, si è finalmente aggiudicato il Premio Oscar grazie ad una interpretazione difficilissima e tremendamente intensa. Altro gioiello è sicuramente “Animali Notturni” diretto con classe ed eleganza da un perfetto Tom Ford. Un thriller sontuoso, magistralmente calcolato e spietatamente angosciante. 
Un film invece molto più delicato, ma al tempo stesso irriverente e visionario è “Neruda”, un autentico capolavoro diretto da uno dei protagonisti assoluti di quest'annata di cinema: il regista cileno Pablo Larrain. Un film dai tratti quasi fiabeschi, dal ritmo incalzante e sempre accompagnato da una impeccabile raffinatezza stilistica. Un film che ci offre un'affascinante metafora della vita: la fuga del poeta Pablo Neruda diventa la fuga di ognuno di noi dai propri avversari, dalle proprie paure; la continua ricerca di ognuno di sentirsi libero di essere il protagonista della propria vita. Un regista, invece, che è passato immeritatamente in sordina è stato Xaver Dolan, che con il suo film “È solo la fine del mondo” ha dato prova del suo grande talento, dimostrando un'egregia padronanza registica (con dei continui primi piani magistralmente ponderati) e un invidiabile maturità artistica. È un film che coinvolge e spiazza, che commuove e fa pensare. I veri protagonisti sono i sentimenti umani, messi a nudo senza troppi fronzoli dinnanzi ad emozioni forti e contrastanti. Va fatta una nota di merito agli attori del cast, che hanno affrontato un'interpretazione davvero ardua e non hanno assolutamente sfigurato. 
 Il mio film preferito del 2016, invece, è Il caso Spotlight” di Tom McCarthy. Equilibrato alla perfezione, con una sceneggiatura eccezionale, una storia avvincente e un cast calato nei ruoli a regola d'arte. Un thriller sui generis, basato su un'inchiesta giornalistica ai danni della Chiesa realmente accaduta. 
Ultimo film di questa speciale rassegna è “The neon demon”, un horror-thriller molto psicologico, incentrato sulla terribile ossessione per la bellezza. Diretto da un sublime Nicolas Refn, che conferisce al film la sua vena neosurrealista e il suo straordinario impatto visivo. Un film di grande spessore sia nella forma che nel contenuto.


Termina qui il nostro viaggio tra i miglior film dell'anno. Non è stato facile scegliere, ma su quelli che ho scritto non ho nessun dubbio: meritano tutti di essere visti... almeno una volta. Se ve li siete persi preparate i pop-corn e cominciate a mettervi all'opera.

Speriamo in un 2017 altrettanto ricco... ma già dai primi titoli sembra promettere parecchio bene. Buon cinema e buon anno a tutti!


venerdì 30 dicembre 2016

RECENSIONE di FUGA DA REUMA PARK

 FUGA DA REUMA PARK di Aldo, Giovanni e Giacomo

sceneggiatura: 6
fotografia: 5
regia: 6
interpretazione degli attori: 7
trama: 4
ritmo: 6

Dopo 25 anni di collaborazione e 9 film (più i due tratti dagli spettacoli) Aldo, Giovanni e Giacomo tornano sul grande schermo con un film celebrativo della loro carriera. I protagonisti, infatti, sono loro da vecchi che si rincontrano casualmente al Reuma Park, una sorta di casa di riposo per anziani improvvisata in un Luna Park dismesso di Milano. I tre sono ormai acciaccati, rintontiti e smemorati, ma non hanno perso quella verve che li ha resi celebri e decidono di architettare la loro fuga.
Ecco, il film è riassumibile tranquillamente in sole tre righe, perché la trama è veramente povera di contenuti. Consequenzialità degli eventi banale, dinamicità debole, colpi di scena inesistenti, suspance non pervenuta, intreccio narrativo elementare e lacunoso.

Aggiungiamo poi scelte registiche discutibili, una fotografia a tratti imbarazzante e cali di stile palesi e frequenti... beh il film assume una dimensione catastrofica. Ma per fortuna non è proprio così; adesso cerchiamo di salvare il salvabile.

Per prima cosa Aldo, Giovanni e Giacomo si destreggiano sempre con grande professionalità e bravura. Non perdono mai la loro impareggiabile complicità, i loro meravigliosi tempi comici e la loro eccezionale capacità di movimento. Come si suol dire a teatro “riempiono la scena”, anche nei panni di tre vecchietti pieni di acciacchi mantengono quella fluidità e quel dinamismo di movimento tipico della loro comicità mimica.
Altro punto molto apprezzabile, soprattutto per i veri fan, sono i continui richiami ai loro sketch storici e ai loro personaggi più celebri come Nico e il nonno; Gerva, Rezzonico e il polizziotto; i bulgari; Johnny Glamour; Tafazzi; il conte Dracula; Pdor e i suoi prescelti, che compaiono nel film talvolta alla rinfusa, talvolta in maniera impeccabile. Sicuramente una bella trovata per riapprezzare dei loro intramontabili classici e per celebrare i loro 25 anni di carriera.
Bisogna poi aggiungere che il film va inteso come una sorta di viaggio nel magico mondo di Aldo, Giovanni e Giacomo e non ambientato nel nostro mondo. È quindi una dimensione dove tutto può accadere senza bisogno di spiegazioni troppo razionali o di voli pindarici per capire a tutti i costi ogni minimo dettaglio. È un mondo tutto loro, dai tratti quasi fiabeschi e governato dalla fantasia. E forse proprio per questo motivo alcune scelte di regia, di montaggio e di fotografia risultano essere alquanto bizzarre: semplicemente perché volevano creare l'effetto di un film inverosimile, ai limiti del surreale e sempre accompagnato da un velo, nemmeno tanto sottile, di giocosità al limite tra il teatro dell'assurdo e il cartone animato.

Il loro obbiettivo non era dar vita ad un film stilisticamente valido, ma ad una storia ambientata in un mondo fantastico; un'altalena tra realtà e sogno.  
E in questo senso il loro risultato è sicuramente positivo.

Non sarà certo un capolavoro paragonabile per esempio a “Tre uomini e una gamba” o “Chiedimi se sono felice”, ma francamente ritengo che sia sbagliato e inappropriato paragonare un film ad un altro. Ogni film e ogni storia, vivono una vita a se stante e non possono essere giudicati sullo stesso piano. Non sarà il loro miglior lavoro, ma questo non deve essere un motivo discriminante o un appiglio per denigrarlo; è semplicemente una banale constatazione da fare con gli amici, ma non porta nulla con sé, è un commento sterile e privo di argomentazione. Se un film non piace si possono trovare mille motivi e altrettanti difetti per criticarlo. La banalità non è una pratica da perseverare.

Il film è tutto sommato godibile, non encomiabile, ma nemmeno completamente deplorevole. Se non siete convinti non andate a spendere 6 € di biglietto, potete tranquillamente aspettare che lo diano in televisione e godervelo gratis sul vostro divano. 


VOTO 5,5 

(Forse avrei potuto assegnare mezzo voto in meno, ma loro tre sono troppo forti)

giovedì 29 dicembre 2016

Tre uomini e una grande passione

Il 29 dicembre 1997, esattamente diciannove anni fa, tre giovani comici si alzarono la mattina consapevoli che la loro vita non sarebbe più stata la stessa. Quella stessa mattina milioni di italiani si alzarono ancora ignari o forse già sospettosi che quei tre attori che avevano visto al cinema la sera precedente avrebbero fatto davvero tanta strada. 


Si perché due giorni prima, il 27 dicembre 1997 uscì al cinema il primo indimenticabile film di quei tre giovani comici: Aldo, Giovanni e Giacomo; "Tre uomini e una gamba". Fu un grande successo fin dal primo giorno, ma la mattina del 29 dicembre i tre si svegliarono primi al botteghino. Non un giorno come gli altri, perché quello non è un dettaglio di poco conto per tre comici che, nonostante il buon successo televisivo, erano alla loro prima esperienza cinematografica. Il film chiuse con 16 milioni di incasso totale, un risultato sorprendente, che segnò il punto di svolta della loro promettente carriera.

Non era certo la prima collaborazione dei tre.
Aldo e Giovanni si conobbero alla scuola di melodramma del Teatro Arsenale di Milano, dove si diplomarono e insieme formarono un duo comico durato ben otto anni, con il quale ottennero un discreto successo, arrivando anche a partecipare ad alcuni programmi televisivi.
Giacomo invece studiava recitazione in parallelo alla sua professione di infermiere, ma la sua passione per il teatro era fortissima. Formò allora un duo con la sua compagna di allora, Marina Massironi (che collaborò in seguito anche con il trio), che poi si sciolse insieme al loro matrimonio. Nel 1985 avvenne per caso il fatidico incontro con Aldo e Giovanni che si stavano esibendo in un locale nel milanese. Tra i tre nacque presto un grande feeling che li portò a decidere di collaborare insieme. Dapprima solo per divertimento, poi, rendendosi conto della loro straordinaria complicità, decisero di formare un trio. 
Una scelta lungimirante e azzeccatissima.

Il successo non tardò ad arrivare. Prima a teatro, dove lavorarono a vari progetti con molti artisti noti come Paolo Rossi. Poi arrivarono le chiamate in Televisione e cominció la loro inarrestabile scalata.
Esilaranti furono le loro apparizioni nei programmi Mai dire goal e Mai dire domenica, solo per citare i più celebri. Riscossero un consenso di pubblico enorme, tanto che i loro spettacoli teatrali furono trasmessi anche in TV e divennero dei veri e propri programmi televisivi. Spettacoli memorabili come I corti, Tel chi el telun, Anplagghed, Pur pur rid e Ammutta muddica. Spettacoli che hanno rivoluzionato il cabaret italiano e hanno segnato un'indelebile pagina nella storia della comicità.

Una carriera lunga 25 anni, in cui hanno anche portato sul grande schermo 11 film, sempre accompagnati da un ottimo riscontro di pubblico. Il loro film che ha ottenuto il maggior incasso al botteghino è stato "Chiedimi se solo felice", che con i suoi 28 milioni e 500 mila € si piazza al sesto posto dei film italiani con il maggior incasso della storia.
Una carriera costellata di grandi successi e di tantissime risate. Una carriera che ci ha regalato davvero tanto.... e speriamo continui ancora a lungo.
Grazie ragazzi.

mercoledì 28 dicembre 2016

121 anni oggi per la settima arte

Il 28 dicembre del 1895, alle ore 18 e 30, presso il Salon Indien del Grand Cafè di Parigi, i fratelli Louis e Auguste Lumiere proiettarono pubblicamente, per la prima volta, dieci loro brevissimi cortometraggi ritraenti scene di vita quotidiana. Non fu una proiezione qualunque, perché proprio quel giorno in quella piccola sala nacque il Cinema, e da quel 28 dicembre il mondo non sarebbe più stato lo stesso. 


La tecnologia cinematografica affonda le proprie radici nei primi anni trenta dell'Ottocento, quando Joseph Plateau e Simon Stampfer svilupparono un dispositivo rivoluzionario chiamato Fenachistoscopio, attraverso il quale una serie di disegni, scorrendo in rapida successione, creava l'effetto di una singola immagine in movimento. La seconda tappa fondamentale per la nascita del cinema vero e proprio, invece, è l'invenzione della pellicola cinematografica, risalente al 1885 per opera di George Eastman. Il progetto, però, non fu mai adeguatamente capito e valorizzato e bisogna quindi aspettare le invenzioni di Thomas Edison prima, con il suo Kinetografo, e dei fratelli Lumiere dopo, con il loro cinematografo, per uno sviluppo concreto e duraturo. 

Fino a quel fatidico 28 dicembre, tutte le proiezioni precedenti erano state dei semplici test tecno-scientifici oppure delle proiezioni private, per un puro fine edonistico. Ma quella sera al Grand Cafè di Parigi si creò un vero e proprio pubblico composto da 33 paganti, che andarono lì apposta per assistere ad una proiezione, e quindi per la prima volta nella storia quella non era più la semplice visione di una pellicola, ma uno spettacolo a tutti gli effetti. Nacque, così, il cinema come mezzo popolare e soprattutto commerciale.
Il grande salto fu proprio questo: guardare una pellicola non rimase una pratica privata di pochi fortunati, ma divenne un evento pubblico a cui tutti gli interessati potevano partecipare.

I fratelli Lumiere però commisero un tremendo errore: non compresero fino in fondo l'incredibile potenziale della loro innovazione, definendola loro stessi "un'invenzione senza futuro". Le loro proiezioni infatti erano rivolte esclusivamente ad un fine documentaristico e non provarono mai a spingersi oltre, sperimentando nuovi campi, e non sfruttarono l'enorme spinta di massa che il cinema avrebbe potuto creare. Il loro cinematografo si diffuse comunque  in molte zone d'Europa e ben presto anche negli Stati Uniti, e proprio in seguito a questa grande richiesta, nel 1900, i fratelli Lumiere decisero di cedere i diritti della loro invenzione a Charles Pathé, il primo vero produttore cinematografico della storia. 

tratta da "Viaggio nella luna"
Con Pathé il cinematografo si diffuse molto più rapidamente in tutto il mondo e furono pubblicati i primi veri film. Celeberrimo è il film di Georges Melies ( considerato uno dei padri del cinema per le sue grandi innovazioni tecniche) del 1902 intitolato "Viaggio nella luna", capostipite del cinema di finzione, che riscosse un successo di pubblico planetario. Molto noto anche il film "The great train Robbery" del 1903, del regista e produttore americano Edwin Porter, che aprì le porte al successo del cinema narrativo.                      

Nel corso della sua storia il cinema ha subito anche delle gravi crisi di pubblico e di interesse, ma la forza di questo straordinario strumento non è mai venuta meno e si è sempre trovato il giusto modo per risollevarsi e andare avanti. E' stato un percorso non facile, ma ricco di innovazioni, di sperimentazioni rivoluzionarie, di cambiamenti sempre più geniali... un percorso travagliato che ha trasmesso un fascino unico ad una storia meravigliosa. Un percorso che ci ha regalato grandi emozioni e la fortuna di poter sognare ad occhi aperti. 










lunedì 26 dicembre 2016

TANTI AUGURI A JARED LETO

45 anni oggi per il bell'attore statunitense. Nato in Louisiana nel 1971, il giovane Jared fin da ragazzino dovette darsi da fare per aiutare la sua famiglia, prima lavorando come lavapiatti e poi come portiere. Esperienze che servirono alla sua crescita personale di uomo. Riuscì comunque a terminare la scuola e ad iscriversi all'Università delle Arti Visuali di New York, dove si approcciò per la prima volta al mondo del cinema.
Trasferitosi a Los Angeles riesce ad ottenere i primi ruoli in alcune serie televisive e dimostra fin da subito il suo grande talento, tanto da attirare l'attenzione di James Cameron che gli propone il ruolo di Jack in Titanic... ma Leto non si presenta all'audizione.
Arrivarono poi le chiamate di numerosi altri registi e con loro anche la notorietà. Grazie alle sue ottime performance e alla sue capacità di trasformazione riscosse rapidamente un buon successo e prese parte a film di grande spessore come "La sottile linea rossa", "Fight Club", "Requiem for a dream", "Alexander" e "Dallas Buyers Club" che nel 2014 gli valse anche un Premio Oscar come miglio attore non protagonista.
Un attore molto versatile e con un talento cristallino. Ha dalla sua un enorme potenziale che forse non è ancora esploso del tutto... e già così è decisamente notevole, chissà...
In parallelo alla carriera da attore vive quella da cantante e musicista. Insieme a suo fratello è infatti il fondatore dei Thirty Seconds to Mars, una band che dal 1998 cavalca le creste delle classifiche di tutto il mondo. 
Un artista poliedrico e molto dinamico. Può piacere o no, ma il suo talento è fuori discussione.                 
Tanti auguri Jared.

RECENSIONE di SHUTTER ISLAND

SHUTTER ISLAND di Martin Scorsese
(richiesta da Paolo)

sceneggiatura: 8
fotografia: 8
regia: 8
interpretazione degli attori: 9
trama: 9
ritmo: 9

Shutter Island è un film del 2010 diretto da Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo e Ben Kingsley. Il film è basato sul romanzo del 2003 L'isola della paura(Shutter Island) di Dennis Lehane.


Siamo indubbiamente di fronte ad un film che per lunghi tratti rasenta la perfezione. Scorsese è quasi sempre una garanzia di qualità, e anche questa volta non ha deluso. Non uno dei suoi migliori lavori, ma comunque molto valido. Le cose che rendono eccezionale questo film sono: una sceneggiatura encomiabile, un ritmo incalzante, una storia avvincente, ma soprattutto quell'ordine sconcertante che regola un disordine mentale agghiacciante, e poi una gigantesca prestazione di Leonardo DiCaprio.

Il film si presenta come un thriller introspettivo e psicologico, giocato molto sulla suspance, i colpi di scena, l'angoscia, il tormento... e i soliti cliche. Lo spettatore di certo non sarà mai annoiato; verrà catapultato in un turbinio vorace e caotico di emozioni. L'intreccio narrativo è denso di vicessitudini che arricchiscono continuamente la trama e danno vita ad un meraviglioso valzer di sgomento e preoccupazione. Non è un film che fa paura nel senso stretto della parola; è un film che mette tanta angoscia, che ti da un indizio e nello stesso momento di attanaglia con cento interrogativi, che ti fa credere una cosa e poi ti dimostra l'esatto contrario... che non ti lascia mai un attimo di pausa, perché quando non succede nulla sulla scene, accade di tutto nella tua testa... è un film che riesce ad incalzarti anche se tu non ci hai capito nulla. E quello del non capirci nulla è un rischio molto probabile. È un film talmente ricco di dettagli, di piccoli indizi quasi impercettibili, di una maniacalità disarmante che una sola visione non basta per goderlo a pieno e per capirlo. Ogni minimo particolare è di fondamentale importanza, non c'è una sola immagine che sia data al caso... penso che persino gli oggetti siano disposti secondo un calcolo ben preciso; si percepisce la precisione tanto quanto si percepisce il caos... quel caos mentale che distrugge la mente umana, quel caos che annienta la razionalità e obnubila la psiche. È come un fiume in piena, ti travolge.

È fenomenale quanto sia coinvolgente questa storia, ma non è certo un caso. La sceneggiatura è ottima. Il film scorre con grande equilibrio, non è mai macchinoso o forzato; anche il più improbabile colpo di scena è ben inserito e cucito a regola d'arte. È un film d'impatto, ma non semplice e immediato. Infatti una sceneggiatura così fitta di particolarità, se da un lato è geniale, dall'altro è parecchio ostile ad una rapida comprensione. Come già detto, una sola volta non basta per capire a fondo la storia e soprattutto un finale che lascia libero sfogo alla nostra immaginazione. È un film che richiede più di una visione e ogni volta scoprirete un piano di lettura differente, coglierete sempre più dettagli, sempre nuove sfumature, sentirete più vicina la risoluzione del mistero e capirete quanto è geniale questo film. Solo così è possibile godersi a pieno questa storia.

Tecnicamente poi c'è poco da dire. Le musiche sono di grande effetto, così come i rumori scenici e gli agenti atmosferici, ben dosati e di forte impatto. Il montaggio è eccezionale e offre un grande spettacolo audio-visivo. La regia è buona; diciamo che da Scorsese ci si aspettano sempre grandi cose... qui ha dato prova della sua genialità e del suo talento con dei tocchi da maestro, soprattutto nelle scene meno dinamiche, dove la bravura del regista è fondamentale. Unica pecca è la poca costanza. Troviamo infatti in qualche scena dei piccoli cali di stile causati da un fastidioso rispetto per alcuni cliche del genere. Non è certo una novità, e in moltissimi casi passerebbero anche inosservati, ma da un film di Scorsese ci si aspetta sempre più del normale.
Il film comunque non perde assolutamente nulla. L'interpretazione degli attori è fantastica. Tutti credibili e mai fuori ruolo, calati a fondo nei loro personaggi. Davvero una prova convincente, che conferisce al film la sua grande forza ansiogena e la sua spinta psicopatica.

Shutter Island è una film che spiazza, confonde, spaventa, paralizza... un film che offre innumerevoli piani di lettura e svariate interpretazioni... un film che da pochissime certezze, ma di certezze ne basta una sola: è un film da vedere... e rivedere!

VOTO: 9

P.S la visione non è per tutti. Solo per cuori forti.

domenica 25 dicembre 2016

UN ARTISTA DIVENTATO LEGGENDA

25 dicembre 1977... non fu un natale come tutti gli altri. Quella notte ci lasciò uno dei più influenti e dei più celebri personaggi della storia del cinema: sir Charlie Chaplin. 

Chaplin nacque nel 1889 nei sobborghi di Londra da una famiglia di umili teatranti, con più sogni che soldi. Crebbe quindi in un ambiente povero di risorse ma ricchissimo di passione e di cultura. Il suo talento smisurato venne fuori ben presto. Già in giovane età manifesta delle doti espressive straordinarie e comincia a lavorare nei teatri e nei circhi. 
Il suo grande amore però è il cinema e il suo sogno è conquistare Hollywood. Grazie al suo talento riesce a farsi notare e ad ottenere la sua prima parte in un film. Da qui comincerà la sua scalata verso l'olimpo del cinema mondiale. 
Indimenticabile è il personaggio di Charlot. Un vagabondo che con la sua bombetta e il suo bastone ha fatto innamorare tutto il mondo. Indimenticabile la forza e la bravura di un attore che anche senza proferire parola riusciva a far appassionare chiunque. Indimenticabili rimarranno i suoi grandi capolavori: Il monello; Luci della città; Tempi moderni; Il grande dittatore... solo per citarne alcuni. Film che hanno fatto la storia, che hanno rivoluzionato per sempre il modo di fare cinema... film di grande spessore, con critiche alla società e messaggi di umanità, ma sempre accompagnati da una geniale vena comica. Film che gli valsero due oscar alla carriera. Perché lui non era un semplice attore, era un maestro di cinema e di vita. Curava la sceneggiatura, la regia e la produzione; si destreggiava con disinvoltura in qualunque settore, dimostrando sempre un talento unico.
Un uomo che lottó per i diritti umani e contro l'oppressione. Un uomo accusato di filocomunismo e allontanato forzatamente dagli stati uniti, dove gli fu proibito anche di lavorare.
Ormai vecchio riuscì comunque ad ultimare i suoi ultimi due film e poi si spense la notte di Natale del 1977. Il mondo perse uno dei suoi più grandi artisti... un piccolo uomo partito dai sobborghi di Londra, che da
solo era riuscito a conquistare il mondo.