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domenica 29 gennaio 2017

PREVISIONI SUGLI OSCAR 2017

Manca poco meno di un mese alla cerimonia di premiazione degli Oscar ed è quindi tempo di pronostici. I nomi in gara sono tanti, il livello è alto e l'attesa cresce.


Nella notte tra domenica 26 e lunedì 27 febbraio assisteremo all'89° edizione del premio cinematografico più atteso dell'anno e tutto il mondo accenderà i riflettori sul Dolby Theatre di Los Angeles, una città che sotto i riflettori si trova sempre a suo agio.

Le previsioni sui possibili vincitori non tardano mai ad arrivare; il "toto Oscar" è un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti del cinema, e non solo. Io però non voglio stilare una classifica dei probabili vincitori o dei più quotati. No, preferisco proclamare  i "miei vincitori", ovvero i film, gli attori, i registi ecc. che mi hanno colpito di più. Sarà dunque un pronostico basato esclusivamente sul mio gusto personale e sulle emozioni che ho provato; non terrò in considerazione nessun altro fattore utilizzato di solito per stabilire i favoriti alla vittoria. Selezionare dei possibili vincitori è una pratica molto azzardata, scegliere, invece, le proprie preferenze è di certo più legittimo.


Ecco allora "i miei Oscar 2017":


miglior film – Moonlight diretto da Barry Jankis ( andidato anche come miglior regista) e prodotto da Adele Romanski, Dede Gardner e Jeremy Kleiner.


Miglior regia – Damien Chazelle “ La la land”. Una regia meravigliosa che offre uno straordinario spettacolo e lancia Chazelle ad altissimi livelli.


Miglior attore protagonista – Casey Affleck  per “Manchester by the sea”. Ha già vinto il Golden Globe come miglior attore in un film drammatico e si merita anche l'Oscar, però io premierei volentieri anche Danzel Washington per il suo film “ Barriere”. Entrambi impeccabili.


Miglior attrice protagonista – Natalie Portman per "Jackie". Film biografico sulla moglie di J.F.K, in cui la Portman offre un'interpretazione eccellente, intensa e profonda. Ho apprezzato davvero tanto anche Emma Stone in " La la land", che si è già aggiudicata (più che meritatamente) il Golden Globe come miglior attrice in un film commedia o musicale. Per gli Oscar però preferisco premiare l'incredibile performance della Portman.


Miglior attore non protagonista – Mahershala Ali per " Moonlight". C'è poco da dire su di lui, se non fargli tanti complimenti.


Miglior attrice non protagonista – Viola Davis per "Barriere". Delicata e forte, determinata e fragile nel nuovo e struggente film di Danzel Washington.


Miglior sceneggiatura originale – per questo premio ho un forte dubbio: da un lato vorrei premiare l'affascinante storia raccontata da Damien Chazell in "La la land", emozionante e brillante, ma forse non completamente originale; dall'altro invece sceglierei Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos per "The lobster", che sviluppa una vicenda meno affascinante, ma sicuramente unica nel suo genere. Una storia bizzarra e surreale, però ben costruita e soprattutto mai vista. Tra i due litiganti... potrebbe anche vincere Kenneth Lonergan per "Manchester by the sea"...


Miglior sceneggiatura non originale – Barry Jenkins e Tarell McCaraney per "Moonlight". Una storia che parla da sola, scritta a regola d'arte.


Miglior documentario – Fuocoammare. Un po' di sano patriottismo, ma anche tantissimo merito: Fuocoammare deve vincere l'Oscar. Un documentario che non si limita a "documentare" distaccatamente un avvenimento, ma che si spinge oltre e regala allo spettatore un viaggio intenso ed emozionante, difficile da dimenticare.


Miglior film straniero – in questa categoria, a mio avviso, i film che meritano attenzione sono due: "Land of mine- sotto la sabbia" di Martin Zandvliet ( Danimarca) e "Il Cliente" di Asghar Farhadi (Iran) a cui è stato proibito, da Trump, di partecipare alla premiazione, provocando l'indignazione dell'Academy e di tutto il mondo cinematografico e non. Al di là di questa disgustosa scelta, nonostante siano entrambi film di ottima qualità, vorrei premiare "Il cliente" per l'ottima regia e l'avvincente racconto.


Miglior film d'animazione – Zootropolis. Senza alcun dubbio sarà il cartone di Rich Moore e Byron Howard a trionfare agli Oscar, dopo la vittoria ai Golden Globe.


Miglior fotografia – Silence. Solo una misera nomination per il nuovo film del grande Martin Scorsese, che secondo me meriterebbe sempre non solo la nomination, ma anche la vittoria. Il direttore della fotografia Rodrigo Prieto ha buone chance (io lo farei vincere), però Linus Sandgren di "La la land" lo vedo in vantaggio.


Miglior effetti speciali – Doctor Strange. Spettacolo visivo di altissima qualità.


Miglior scenografia – Jess Gonchor e Nancy Haigh per "Ave, Cesare!". Un film che ho apprezzato davvero poco, ma che in questa categoria vanta un ottima qualità. Anche qui, però, La la land ( e quindi Sandy Reynolds-Wasco e David Wasco) è l'avversario più agguerrito, e lo meriterebbe.


Migliori costumi – Joanna Johnston per "Allied- Un'ombra nascosta". 


Miglior sonoro – Andy Nelson, Ai-Ling Lee e Steve Morrow per "La la land". Senza alcun dubbio.


Miglior colonna sonora – Justin Hurwitz, di "La la land. Colonna sonora meravigliosa, emozionante e dai sapori nostalgici.



(Mancano alcune categorie, ma sinceramente non rientrano tra le mie competenze).


I grandi esclusi, come al solito, sono parecchi. Tra gli attori possiamo sicuramente citare Tom Hanks e Amy Adams. Il primo ho offerto un ottima performance in "Sully", ma non è stato tenuto in considerazione dall'Academy. La Adams ha convinto tutti con le sue interpretazioni in "Animali notturni" e " Arrival", ma non è stata inserita tra le pretendenti al premio... un posto se lo sarebbe meritato senza problemi. Tra i registi, invece, mi ha sorpreso l'assenza di Clint Eastwood per "Sully" e di Martin Scorsese per "Silence" (forse un po' svantaggiato dall'uscita tardiva).


Adesso aspettiamo con impazienza la notte del 26 febbraio; una notte insonne ma dalle grandi emozioni. Torneremo a parlare di Oscar dopo le premiazioni e vedremo quel che sarà successo. Intanto, buon cinema a tutti.






giovedì 26 gennaio 2017

RECENSIONE de "L'ORA LEGALE"

L'ORA LEGALE di Ficarra e Picone

sceneggiatura: 7
fotografia: 5
regia: 5
interpretazione degli attori: 5
trama: 4
ritmo: 4

Quinto film scritto, diretto ed interpretato dal duo comico Ficarra e Picone, che ci offrono una commedia sociale, tagliente e spregiudicata, che tratteggia uno spaccato molto oscuro del nostro Bel Paese. Ci sono riusciti?


Nella ridente cittadina siciliana di Pietrammare è tempo di eleggere il nuovo sindaco. Tutta la cittadinanza è in fermento e vive con grande coinvolgimento la campagna elettorale dei due candidati: Gaetano Patanè (Tony Sperandeo), sostenuto per opportunismo da Salvo (Salvatore Ficarra), e Pierpaolo Natoli ( Vincenzo Amato), sostenuto con grande passione dal cognato Valentino ( Valentino Picone). Il primo è il sindaco uscente, che ha condotto un mandato all'insegna di favoritismi, nepotismo, corruzione, malavita, menzogne... insomma, una brava persona. L'altro, invece, è il candidato onesto, che incentra la sua politica sulla trasparenza, la correttezza e il rispetto delle regole. Cavalcando la forte ondata di malcontento generale in cui versava tutto il paese, Natoli riesce a vincere le elezioni e diventa sindaco di Pietrammare, acclamato a furor di popolo come il tanto atteso salvatore della patria. La nuova ventata politica che porta in comune è forte e decisa: verranno abolite tutte le illegalità e i loschi sotterfugi caratteristici della precedente amministrazione. Comincia allora il suo lungo percorso verso una completa “pulizia” dei cattivi costumi del posto; dall'inserimento obbligatorio della raccolta differenziata alla battaglia contro gli abusi edilizi, dalla lotta contro l'assenteismo a quella contro le costanti infrazioni dei cittadini, dal ripristino di un corposo organo di forze dell'ordine ad una progressiva eliminazione di ogni ambiguità burocratica. Ma il paese è pronto a tutto questo? Assolutamente no. La reazione è catastrofica. Il sindaco perde immediatamente tutto il suo consenso e la cittadinanza comincia a cospirare contro di lui. Fino a quando...


Una trama molto semplice, che però invita a riflettere. Offre uno scorcio dell'Italia tristemente noto, che viene esasperato e riproposto in chiave ironica, ma è comunque di forte impatto. Riesce a trattare con leggerezza una tematica molto delicata, che merita grande attenzione e che, troppo spesso, viene posta in secondo piano. Pur mantenendo sempre il suo aspetto comico, è un film che riesce a trasmettere messaggi chiari, e forse è proprio la sua vena comica e irriverente a dare maggiore spinta all'apporto sociale e alla componente critica che offre la storia.


La regia di Ficarra e Picone è mediocre: non c'è nulla di particolarmente incisivo e degno di nota, nessun azzardo, nessun tentativo di lasciare il segno. Non è certo un film che vuole strabiliare visivamente lo spettatore, ma rimane sempre sotto tono. Non è sicuramente coerente con le grandi ambizioni del progetto. Qualche scelta più ricercata sarebbe stata apprezzata e avrebbe alzato il livello del film. E' comunque una regia che, tutto sommato, funziona e non si perde in gravi errori. Hanno svolto un lavoro ordinato e senza sbavature, nulla di più. La modestia non è sempre un pregio. 


Invece è molto buona la sceneggiatura, anche questa di Ficarra e Picone. È buona perché sviluppa bene la storia e riesce a non cadere quasi mai nella banalità e nel qualunquismo, e trattando un argomento così delicato il rischio era notevole. Mantiene sempre una buona dose di sarcasmo e non si lascia trasportare dalla comicità fine a se stessa, inutile e dannosa. È una comicità pungente e beffarda, molto ambiziosa e di grande significato. Non si limita a far sorridere, ma vuole trasmettere contenuti allo spettatore; vuole farlo ridere ragionando, vuole farlo sorridere amaramente di una realtà più vicina a lui di quanto immagini, vuole coinvolgerlo in quella dimensione cinematografica astratta, che in realtà è uno specchio concreto e tangibile di quel che ci circonda: un Paese che si lamenta e che pretende di cambiare le cose con le stesse abitudini che lo hanno condannato al declino. Questo traspare in modo impeccabile dal film, che ci offre una testimonianza di forte impatto. 


Le intenzioni, però, sono molto più lodevoli del risultato, che non è abbastanza soddisfacente e non si dimostra all'altezza. Il film non ha la forza adeguata per affrontare queste tematiche; ha il coraggio di provarci e la determinazione di non mollare, ma non basta. La trama è troppo misera, troppo prevedibile; il ritmo si perde stradafacendo e fatica a carburare; le interpretazioni degli attori sono di scarso spessore, troppo finte ed esageratamente teatrali. Questo non è sempre un male, ma per un film che si pone come obbiettivo quello di criticare ( ironicamente) le losche ambiguità della nostra società, è sicuramente una grossa pecca. Gli unici a salvarsi sono Tony Sperandeo e Leo Gullotta. Sperandeo in questi ruoli non fallisce mai, e anche questa volta si dimostra in gran forma regalandoci un ottimo personaggio. Gullotta, nei panni del parroco di Pietrammare, non è da meno. Ha una parte molto marginale, ma la sua presenza nobilita ogni scena. Ficarra e Picone, invece, non mi sono piaciuti. Li trovo sempre uguali, troppo imballati, statici e impostati. Sembra che in ogni film interpretino sempre gli stessi personaggi, e arrivati ad un certo punto questo diventa un tremendo limite. Insieme funzionano benissimo, non metto certo in dubbio la loro comicità, però al cinema questa alchimia è diventata quasi forzata. Non si spingo mai oltre l'ostacolo, rimangono al pascolo nel loro praticello e ci stanno comodi. Alla gente piace così, perché faticare? Beh, per dimostrare di non essere sempre uguali, di avere del vero talento... per capire fino a che punto ci si può spingere, fino a che punto si può sperimentare... per scrollarsi di dosso questa prevedibilità e fare un necessario salto di qualità. È solo in questo modo che da semplici comici di Zelig si può arrivare ad essere dei veri attori. É chiedere troppo? Io ho i miei forti dubbi, però spero che lo possano fare, prima o poi.


L'ora legale è un film mediocre, nobilitato dalle ottime intenzioni. Offre numerosi spunti molto significativi, invita lo spettatore alla riflessione, tratteggia una profonda critica alla società e alla politica italiana e lancia dei messaggi diretti e ben ponderati. Sono questi i grandi punti di forza a cui si aggrappa il film e riescono a reggerlo bene. Personalmente però sono rimasto molto deluso. Lo considero un apprezzabile tentativo, però fallito.



VOTO 5,5

mercoledì 25 gennaio 2017

TANTI AUGURI A TONI SERVILLO

Compie oggi 58 anni uno dei migliori attori italiani degli ultimi decenni: il grande Toni Servillo. Attore camaleontico, discreto, elegante e di impeccabile professionalità.



Marco Antonio Servillo nasce ad Afragola ( Napoli) il 25 gennaio 1959, ed è il primo di due fratelli. Si avvicina da autodidatta, in tenera età, al mondo del teatro e della recitazione, e muove i suoi primi passi sul palcoscenico recitando presso l'oratorio salesiano della sua cittadina, dove comincia a manifestare una crescente passione e ottime doti interpretative. Raggiunta una discreta preparazione, ancora molto giovane, collabora alla fondazione della compagnia "Teatro Studiodi Caserta, con la quale, fino al 1984, porta in scena numerosi spettacoli e prende parte a lunghe tournée in Italia e all'estero. Nel 1986, invece, conobbe il regista Mario Martone ( regista tra gli altri de " Il giovane favoloso" e "Noi credevamo", e vincitore di ben quattro David di Donatello), tra i due nacque presto una proficua collaborazione e insieme fondarono la compagnia/laboratorio "Teatri Uniti", di cui Servillo ancora oggi è direttore artistico. Un progetto molto ambizioso, che si occupa della produzione e dello studio dell'arte scenica contemporanea intrecciata alla tradizione teatrale, e che vuole dar vita ad un innovativo connubio tra il linguaggio propriamente teatrale e quello del cinema, della musica e delle arti visive. La sperimentalità artistica è sempre stata una sua prerogativa insostituibile per l'attore campano.

Nel corso della sua lunga carriera a teatro, Servillo, ha recitato in spettacoli di vario genere, spaziando su ogni fronte, passando da Molière a Mozart, da Goldoni a Strauss, da Eduardo De Filippo a Musorgskij sempre con assoluta maestria e straordinaria bravura. Il teatro è sempre stato, e lo è tuttora, la sua più grande passione, e, proprio per la forza di questo profondo amore, ha intrapreso anche la strada di regista teatrale. Sono sue, infatti, le direzioni di numerosi spettacoli come per esempio "Sabato, domenica e lunedì" ( con il quale ha girato per tutta l'Europa) che nel 2005 gli è valso il Premio Gassman come miglior regista, e " Le voci di dentro", con cui ottenne il premio "Le Maschere del Teatro italiano" come miglior regia e miglior attore protagonista. 

E', però, grazie al cinema se oggi è diventato un attore di fama internazionale. 
Il suo debutto avviene nel 1992 con il film " Morte di un matematico napoletano" ( diretto dal socio, nonché amico Mario Martone, anche lui debuttante), ma è soprattutto il fortunato sodalizio con il regista Paolo Sorrentino, cominciato nel 2001, che consente a Servillo di affermarsi come attore di altissimo livello e di consacrarsi tra i Grandi del cinema italiano. Tra i due si consolida un forte legame artistico e una fertile collaborazione, che porta alla produzione di celebri film come " Le conseguenza dell'amore", per il quale vince il primo David di Donatello come miglior attore protagonista; " Il Divo", per il quale ci aggiudica l'European Film Awards per il miglior attore e il secondo David di Donatello; il film Premio Oscar "La grande bellezza", per il quale vince un altro David di Donatello. Ha preso parte, poi, a numerosi altri film di notevole spessore, offrendo sempre interpretazioni eccezionali e vincendo moltissimi premi. Possiamo sicuramente annoverare tra questi film: "La ragazza del lago" ( quarto David di Donatello); " Gomorra" di Matteo Garrone, sicuramente una delle sue migliori interpretazioni; " Una vita tranquilla", che lo vede trionfare come miglior attore al Festival Internazionale del Film di Roma; " Noi credevamo" ancora diretto dall'amico Mario Martone, ed infine "Viva la libertà" di Roberto Andò. 

Toni Servillo è un attore che ha sempre saputo calarsi a fondo nei panni di tutti i personaggi interpretati; un attore che ho avuto la fortuna di conoscere e di poter constatare che oltre ad essere un grande attore è anche un grande uomo; un attore che, nonostante l'incredibile successo ottenuto, non ha mai abbandonato il suo vero grande amore... quello per il palcoscenico, per le emozioni che ti regala il pubblico, per gli applausi, per l'adrenalina del dietro le quinte, per la magia che solo il teatro sa plasmare... per quella strana alchimia che si crea tra attori e spettatori, un legame intenso e profondo, che il cinema non potrà mai eguagliare. Un attore, Toni Servillo. 

Tanti auguri Toni, e grazie di tutto. 














lunedì 23 gennaio 2017

RECENSIONE di ALLIED- UN'OMBRA NASCOSTA

Allied- un'ombra nascosta di Robert Zemeckis

sceneggiatura: 6
fotografia: 7
regia: 8
interpretazione degli attori: 7
trama: 5
ritmo: 3


Il nuovo film del grande Robert Zemeckis, con protagonisti Brad Pitt e Marion Cotillard, cerca di fondere in un'unica grande opera vari generi diversi: dalla guerra al thriller, dal drammatico-sentimentale allo spionaggio... dalla suspense... alla noia.


La storia è ambientata durante la seconda guerra mondiale. Il comandante di aviazione franco-canadase
 Max Vatan atterra a Casablanca per conoscere Marianne Beausejour e fingersi il suo consorte. Le due spie devono, infatti, camuffarsi tra la gente del posto e dare l'impressione di essere una felice coppia di sposini. In questo modo nessuno sospetterà della loro missione segreta: assassinare l'ambasciatore nazista. L'operazione viene portata a termine con grande successo e i due possono fare ritorno a casa, ma durante la loro esperienza Maz e Marianne si innamorano per davvero e non vogliono dividersi. Decidono allora di trasferirsi insieme a Londra e di sposarsi. Quella storia d'amore, nata quasi per gioco, diventa un legame profondo, indissolubile. Mettono al mondo anche una figlia, la piccola Anna, nata sotto i bombardamenti ( in una scena di pregevole fattura). La loro vita prosegue serenamente: Max torna a lavorare nel suo ufficio; Marianne, invece, abbandona la carriera militare e si dedica alla famiglia. Il film si addormenta e non succede nulla... fino a quando... una notizia sconvolgerà la vita dei protagonisti. E da qui la storia verrà travolta da un vorticoso turbinio incalzante, tormentato e tremendamente spietato.

Una lotta contro il tempo, una ricerca disperata di verità, un'implacabile susseguirsi di menzogne, un violento incedere di mistero... è qui che il film veste i panni del thriller, e sembra proprio che il sarto abbia svolto un ottimo lavoro. Un finale che salva l'intero film dalla catastrofe.

Perché catastrofe? Per prima cosa per il ritmo: impietosamente lento, a tratti imbarazzante. Si perde continuamente in dettagli inutili, in particolari assolutamente superflui, in scene di indubbia futilità, spesso anche controproducenti, perché non stimolano la curiosità, ma una crescente noia. C'è quindi un grosso problema alla sceneggiatura di Steven Knight, che per più di tre quarti non riesce mai a prendere intensità e sembra essere sconclusionata e fine a se stessa, alla continua ricerca di una pulizia contenutistica e di una maniacale precisione narrativa... non serviva.
L'intreccio tutto sommato è anche abbastanza credibile ( per una realtà cinematografica) e sicuramente ben studiato, ma è troppo, troppo ( e ne aggiungerei almeno altri due) flemmatico e spesso prevedibile. È stata data più importanza del dovuto allo sviluppo della trama, che anche con un tessuto nettamente più snello e dinamico sarebbe stata in grado di coinvolgere lo spettatore, e anzi, lo avrebbe sicuramente fatto meglio. Anche perché in questo modo sono stati posti in risalto episodi e vicissitudini di scarsa importanza e non sono state messe in evidenza altre scene che avrebbero meritato una più approfondita attenzione e a rimetterci è stata anche la caratterizzazione dei personaggi, spesso troppo abbozzata. Così tutti i tentativi di arricchire la trama non sono mai andati a buon fine e hanno solo appesantito inutilmente la storia.


Cercando però di ricavare il meglio, la vicenda raccontata è molto interessante; non sarebbe giusto non riconoscerne i meriti. È una storia che tarda ad entrare nel vivo, ma quando lo fa ti stordisce, ti paralizza, ti gela il sangue... e ti emoziona. L'attesa è lunga, ma ne vale la pena.Tutta la prima parte del film è solo una lunga preparazione atta a rendere più coinvolgente ed inteso il finale. È un percorso in salita che vuole tranquillizzare lo spettatore per poi stordirlo con un colpo di grazia micidiale; è quasi un percorso catartico... faticoso, lento... un percorso dal quale si ricavano tante informazioni, e solo alla fine si capisce che non tutto era fine a se stesso. Per questo la storia viene completamente rivalutata, e, se ad un certo punto della proiezione ( lo dico con grande sincerità) me ne sarei volentieri andato via, con il senno di poi sono felice di non averlo fatto.

La regia è ottima. Zemeckis si destreggia con disinvoltura in vari generi e in vari stili, riassaporando spesso le antiche sfumature dei film di spionaggio anni settanta, per poi passare all'intensità emotiva del thriller psicologico scuola Scorsese. Forse ostenta addirittura troppa bravura e talvolta la sua direzione appare forzata, ma riesce comunque ad offrire sempre un gradevole spettacolo visivo... direi anche troppo "pulito". Sì, perché quello della Seconda Guerra Mondiale non era certo uno scenario luminoso, elegante ed ordinato. Qui invece l'atmosfera oscura, violenta, crudele e spietata della guerra sembra rarefatta, quasi assente. L'ambiente creato da Zemeckis, dallo scenografo Gary Freeman e dal direttore della fotografia Don Burgess sembra essere isolato da tutto il resto, un ambiente quasi utopico, costruito su misura per creare un effetto diametralmente opposto alla realtà. Lo scopo non era dar vita ad un film di guerra, ma ad una storia collocata sì in un periodo bellico, ma posta al di fuori di spazio e tempo. Una vicenda quasi alienata dal suo contesto, che diventa allora una storia universale, senza tempo e senza confini. Una storia che vuole spingersi oltre i suoi limiti cronologici per offrire messaggi e contenuti che, estrapolati dal contesto, restino vivi nello spettatore. Un film che non vuole attenersi alla credibilità storica, ma si lascia trasportare dalla spettacolarità cinematografica di cui Zemeckis è grande maestro.

Non brilla, invece, il protagonista Brad Pitt. Si lascia sopraffare dalla bravura ( e dalla straordinaria bellezza) di Marion Cotillard, che ci offre un'interpretazione meravigliosa; sempre credibile, sempre raffinata, profonda e di grande spessore. Lui non riesce ad imporsi, e il suo personaggio sembra già visto in altri suoi film ( fra tutti quello in “Fury”)... però c'è da dire che comunque funziona bene; crea un'ottima empatia con la Cotillard e, tutto sommato, non delude. La sua performance è un crescendo, come tutto il film del resto. 

Se lo vedrete al cinema ( o in qualsiasi altro modo) vi accorgerete di quanto questo film venga salvato dal suo finale, altrimenti risulterebbe terribilmente faticoso da guardare. Ma per fortuna tutte le criticità iniziali non sono lasciate alla deriva e non fanno naufragare il film nel pericoloso mare della mediocrità. È una storia che parla di spie, di inganni, di menzogne, di giochi di potere... e riesce ad essere sempre coerente ingannando anche lo spettatore, che viene travolto dalla spannung finale. Tutte le componenti riescono a rispettare a dovere l'alone di mistero e di dubbio che aleggia sulla storia e non ne rimangono mai intrappolati. Non è un film eccezionale; con una vicenda del genere ( onore all'ideatore del soggetto) mi sarei aspettato un risultato di gran lunga migliore, ma è comunque un buon film. 


                                                                 VOTO 7



giovedì 19 gennaio 2017

TUTTI AL CINEMA

Arriva il week-end ed è tempo di andare al cinema e godersi un buon film. La scelta per questo fine settimana è abbastanza ricca, scopriamo insieme cosa andare a vedere. 


Il box office italiano dello scorso week-end vede in testa Collateral Beauty ( trovate la recensione qui → http://lapinacotecadeisogni.blogspot.it/2017/01/recensione.html) con un incasso totale di 6.234.127 €; seguito da Allied- Un'ombra nascosta di Robert Zemeckis ( con Brad Pitt e Marion Cotillard, ecco la recensione http://lapinacotecadeisogni.blogspot.it/2017/01/recensione-di-allied-unombra-nascosta_23.html), che già alla prima settimana sbaraglia la concorrenza e ottiene un ottimo secondo posto; poi il cartone animato Sing, che vanta il maggior numero di schermi all'attivo ( ben 519); Mister Felicità di e con Alessandro Siani, che nell'ultimo fine settimana ha incassato 1.189.959 € e ha perso una posizione, ma vanta comunque un buon guadagno di 9.181.570 €; troviamo poi Assassin's Creed (trovate la recensione qui → http://lapinacotecadeisogni.blogspot.it/2017/01/recensione-di-assassins-creed.html), che perde anche lui qualche posizione, ma ottiene di nuovo più di un milione di incasso; Oceania, che al momento ha guadagnato il più alto incasso italiano del mese con i suoi 13.172.011 €, ma che nell'ultimo fine settimana ha perso parecchie posizioni. New entry in questa classifica, invece, sono The Founder di Jhon Lee Hancock e Silence di Martin Scorsese che alla loro prima settimana entrano nella top 10 con più di 700.000 € di incasso. Chiudono questa rassegna Passenger di Morten Tyldum e Il GGG di Steven Spielberg, che a tre settimane dall'uscita perdono parecchie posizioni, ma riescono comunque a rimanere tra i primi dieci. 

Questo è ciò che emerge dai dati matematici calcolati al botteghino, ma sappiamo che non sempre rappresentano un affidabile metro di giudizio e ancor meno un credibile indice di gradimento. Questi sono i film che hanno incassato di più, e non per forza quest'ordine rispecchia il grado di apprezzamento. Ma purtroppo calcolare l'apprezzamento è nettamente più complicato, un'impresa quasi impossibile; e allora cercherò di darvi io qualche consiglio e qualche parere sui migliori film da andare a vedere in questo week-end.

Innanzitutto è tornato sul grande schermo Martin Scorsese... basta solo questo per essere convinti di andarlo a vedere. Silence è un film atipico, che racconta una storia difficile, tormentata e intensa. Io non l'ho ancora visto e andrò subito a recuperare; probabilmente arriverà una recensione a breve. Poi vi consiglio Paterson di Jim Jarmush, con un eccellente Adam Driver. Un film drammatico, dalle sfumature incredibilmente poetiche, che offre numerosi spunti di riflessione e una diversa prospettiva della vita. Una prospettiva insolita, quasi nascosta, che regala un meraviglioso viaggio alla scoperta del protagonista, l'autista di pullman Paterson. Il grosso problema è la scarsa considerazione che è stata rivolta a questo film. In Italia ha incassato solo 603.724 € e nel week-end sarà visibile in soli 63 cinema. Se ne avete l'occasione sfruttatela. Consigliato anche il nuovo film di SpielbergIl GGG- Il Grande Gigante Gentile. La storia è tratta da uno dei meravigliosi romanzi del grande Roald Dahl ( autore per esempio de "La fabbrica di cioccolato) e Spielberg è sublime anche questa volta; ci regala uno spettacolo potente e affascinante, guidato dalla sua solita maestria e dalla sua impareggiabile classe. La vicenda poi è sceneggiata accuratamente e non cade in particolari buchi di trama o bruschi salti cronologici. E' una storia coinvolgente, dai tratti fiabeschi, ma di grande spessore. 
Ultimo film consigliato è Lion- la strada verso casa di Garth Davis, con un ottimo Dev Patel nei panni del protagonista Saroo e una straordinaria e delicatissima Nicole Kidman nei panni di sua madre adottiva. E' un film che regala una commovente avventura, un emozionante viaggio tra ricchezza e povertà, tra culture diverse, tra sentimenti talvolta spietati, talvolta struggenti... un viaggio attraverso noi stessi. E' una storia che fa bene all'anima; che non si dimentica facilmente... per la forza che trasmette, per l'intensità che offre e per le tematiche che affronta. Unica grossa pecca è il fatto che sia stata resa il più cinematografica possibile. Una storia già di per sè di grande impatto, che però è stata esasperata per renderla forse più commerciale e strappalacrime. Una scelta parecchio biasimevole e contestabile, ma il film merita comunque di essere visto. Merita perché vi lascerà un profondo segno nel cuore. 


Beh, io vi riconsiglierei anche di andare a vedere Collateral Beauty se non l'avete ancora fatto, non è certo impeccabile ma sono convinto che meriti parecchio; offre numerosi spunti di riflessione. Però ne ho già abbondantemente parlato nella mia recensione, quindi non dico altro. 

Purtroppo non ho poteri sensitivi o ultraterreni per potervi indirizzare anche sui nuovi film in uscita nel week-end, però secondo me ( ed è un giudizio privo di fondamenta, quindi potrebbe anche crollare... ma non penso) varrà la pena di andare a vedere Arrival di Denis Villeneuve, con una Amy Adams che ultimamente è in grandissima forma. Lo scopriremo...

Buon cinema a tutti

martedì 17 gennaio 2017

TANTI AUGURI A JIM CARREY

Il 17 gennaio 1962, a Newmarket (Canada), nacque uno degli attori contemporanei più amati di Hollywood: Jim Carrey. Attore versatile ed eccentrico; un talento luminoso ed unico nel suo genere.


Dimostra già a dieci anni una spiccata predisposizione alla recitazione e soprattutto alla risata e comincia a frequentare le prime scuole di teatro. La sua famiglia, però, stava attraversando un periodo di gravi ristrettezze economiche ( per un certo periodo di tempo dovettero addirittura dormire in un furgone) e il percorso di Jim ricevette una brusca battuta d'arresto. Ma non smise mai di credere nel suo sogno e si rialzò da ogni caduta, continuando il suo difficile percorso senza scoraggiarsi.
La sua vera nascita artistica avvenne all'età di sedici anni, quando, dopo aver abbandonato gli studi, si dedicò esclusivamente alla sua grande passione e iniziò a girare per i locali come comico e imitatore. A diciassette anni decise di trasferirsi, da solo, a Los Angeles per realizzare quel grande sogno di entrare nel mondo del cinema. Non si arrese difronte alle prime, inevitabili, difficoltà e, grazie al suo talento, il celebre comico Rodney Dangerfield ne rimase impressionato e lo ingaggiò come comico d'apertura dei suoi spettacoli. Questo fu il trampolino di lancio di cui aveva bisogno. Da qui la sua carriera iniziò a prendere forma.

I primi provini, i primi ruoli in piccoli film, le prime apparizioni in televisione... bastò poco per capire che quel ragazzo non era uno dei tanti; era un attore insolito, uno di quelli che non passano inosservati. E allora si cominciò a parlare di lui, del suo strano modo di recitare... del suo bizzarro approccio davanti alle telecamere... della sua straordinaria capacità di catalizzare l'attenzione. Era una recitazione non convenzionale quella offerta dal giovane Carrey, che lo pose presto al centro di una grande attenzione. Nel 1983 debutta al cinema con " Introducing... Janet" e comincia finalmente la sua lunga scalata verso la definitiva consacrazione. Lavora con registi importanti come Francis Ford Coppola e Clint Eastwood, ma la fama internazionale arriva solo undici anni dopo con la sua celeberrima e intramontabile interpretazione nel film "Ace Ventura- l'acchiappanimali". La pellicola fu stroncata pesantemente dalla critica, ma ottenne un notevole successo di pubblico. La sua popolarità continuò a crescere con " The Mask- da zero a mito", " Scemo & più scemo" e " Bugiardo bugiardo". Tutti film che misero in mostra la sua straordinaria comicità e la sua inimitabile mimica facciale. Un attore che usciva fuori da ogni schema, costantemente sopra le righe. Prerogative che non ha mai abbandonato, ma che non sempre si rivelarono vincenti. Se da un lato il pubblico apprezzava, dall'altro quel suo modo di fare non era poi così ben visto dagli addetti ai lavori. Divenne allora un grosso limite, ma lui sapeva di valere molto di più e voleva dimostrarlo. Sentiva di non essersi ancora espresso nel pieno delle sue possibilità e allora prese parte a produzioni di grande spessore drammatico come " The Truman Show" ( che gli valse la vittoria del Golden Globe); " Man on the mon" ( per il quale ottenne il secondo Golden Globe); " Una settimana da Dio"; " Se mi lasci ti cancello". Interpretazioni meravigliose, intense ed emozionanti, che resero Jim Carrey un idolo in tutto il mondo e gli regalarono una fama gigantesca. Da ricordare anche (non si può certo omettere) la sua indimenticabile performance ne " Il Grinch" di Ron Howard. Un ruolo che però gli costò parecchia fatica e uno sforzo fisico quasi sovrumano: il personaggio richiedeva, infatti, otto ore di trucco e il regista decise di affiancargli un esperto della CIA per insegnargli alcune tecniche di resistenza alla tortura. Altro capolavoro a cui ha preso parte è sicuramente " A Christmas Carol" di Robert Zemeckis, nel quale, grazie alla tecnica della motion capture ( usata in vari film d'animazione), ha potuto interpretare ben sette ruoli.
Da qualche anno, però, ha un po' perso quello smalto che lo ha reso famoso; complice la tragedia vissuta con la morte della sua compagna, complice la depressione che lo ha colpito, complici alcune scelte professionali discutibili... ma non ha mai smesso di lottare e noi lo aspettiamo sempre a braccia aperte, senza fretta.

Jim Carrey è un attore che ci ha fatto ridere a crepa pelle, che ci ha fatto piangere come bambini, che ci ha fatto riflettere... e che ci ha regalato la fortuna di poter sognare ad occhi aperti.
Tanti auguri Jim, e grazie di tutto.

domenica 15 gennaio 2017

RECENSIONE di ASSASSIN'S CREED

ASSASSIN'S CREED di Justin Kurzel

sceneggiatura: 5
fotografia: 8,5
regia: 8,5
interpretazione degli attori: 7,5
trama: 3
ritmo: 6,5


Film basato sull'omonima, e molto fortunata, serie video-ludica sviluppata da Ubisoft, che ha prodotto anche il film. La storia è ambientata nello stesso universo del videogioco, e offre un grande spettacolo visivo... ma il risultato finale è insufficiente.




Risultati immagini per assassin's creed filmProtagonista della vicenda narrata è il condannato a morte Callum  Lynch (interpretato da Michael Fassbender), che viene salvato dalla sua condanna dalla Fondazione Abstergo, interessata a lui per il suo legame di sangue con Aguilar De Nerha, antico membro della Confraternita degli Assassini. Attraverso un loro futuristico macchinario, l'Animus, Callum viene costretto a rivivere i ricordi del suo antenato vissuto al tempo dell'Inquisizione Spagnola. Callum è l'unico discendente diretto ancora in vita e quindi, rivivendo i ricordi di Aguilar, è l'unica persona in grado di poter rintracciare il misterioso relitto attorno al quale ruota tutta la storia: la tanto agognata “Mela dell'Eden”, fulcro di un millenario conflitto tra le società segrete degli Assassini e dei Templari.

Questa, a grandi linee, è la trama del film. Una trama terribilmente povera di contenuti, che non si salva mai dal tragico destino di crollare a picco.
Pessima caratterizzazione dei personaggi, delineati giusto il minimo indispensabile per far filare il film, ma troppo poco approfonditi. Anche il protagonista, Callum, non è stato sceneggiato in modo opportuno. Ha un profilo psicologico complicato, questo per fortuna traspare, ma purtroppo non è stata data molta importanza nemmeno alla sua identità. Non è questo, però, l'elemento peggiore della sceneggiatura, perché non solo i personaggi sono lasciati un po' allo sbando, ma l'intera storia. La struttura è instabile e lacunosa; troppi salti, troppe forzature, troppi buchi nella trama. Ci sono tanti passaggi all'interno del film che non vengono mai chiariti; ci sono momenti di totale vuoto narrativo; episodi accennati e poi abbandonati... poca chiarezza e tanto disordine. Tutte caratteristiche che demolirebbero qualunque film. Chi non ha mai giocato al videogioco si potrebbe trovare in difficoltà a capire tutta la storia; non perché faccia degli assurdi salti nel vuoto (comunque un minimo di spiegazione viene sempre data), ma perché molte cose vengono spesso sottovalutate o addirittura omesse. E poi i dialoghi sono spesso inadatti. Cercano a tutti i costi di dare solennità ed epicità alla storia, ma quello che risulta è una macchinosa staticità emotiva e una troppo ricercata serietà epica.
La storia avrebbe meritato un esito migliore. Le tematiche affrontate sono di grande impatto e molto coinvolgenti ( l'inquisizione spagnola, la violenza dell'uomo, il libero arbitrio, le società segrete che governano il mondo, la redenzione...) e non sono mai banali, ma purtroppo ( e lo dico con vero rammarico) non vengono approfondite, ma semplicemente abbozzate e mischiate nello stesso confusionario polverone. 

Sceneggiatura e trama sono dunque gli elementi peggiori di questo film, e se la recensione finisse qui il voto sarebbe gravemente insufficiente e senza speranza. Ma per fortuna troviamo anche aspetti positivi: per prima cosa un'eccellente fotografia. Il direttore Adam Arkapaw ci offre uno spettacolo mozzafiato. Affascinanti gli scorci della Spagna medievale (ottimi anche i costumi) e straordinarie le successioni dinamiche nei combattimenti, nulla è lasciato al caso, ogni frame è curato nei minimi dettagli. È sicuramente un film che ha puntato molto ( se non addirittura tutto) sulla spettacolarità visiva, e bisogna constatare che su questo c'è davvero poco da recriminare. Discutibile la scelta, ma non il risultato. 

Immagine correlataCon una fotografia di tale bellezza, la regia non deve assolutamente sfigurare, altrimenti risulterebbe tutto inutile. Per fortuna non è questo il caso; qui si dimostra sempre all'altezza. Scelte coraggiose e di grande qualità durante gli inseguimenti e le scene d'azione, di altissimo livello; ottime anche quelle più raffinate ed eleganti delle scene più statiche. Regia che non perde mai di ritmo e di forza e riesce ad offrire un grande spettacolo allo spettatore; regia dinamica, raffinata, potente e soprattutto molto ricercata quella di Kurzel, che nonostante l'assurdità contenutistica di un film basato su un videogioco, riesce sempre a prendersi sul serio. Riesce anche a mettere molte pezze, dove può, alla mancanza di trama e di ritmo, con scelte registiche molto azzeccate e di grande impatto. E' un film d'azione e in questo senso non è mai banale o mediocre. Sceneggiatura bocciata, regia decisamente promossa. 

Altro punto positivo sono le interpretazioni degli attori. Fassbender si conferma ad altissimi livelli. Il suo personaggio è forse l'unico ad avere una forza emotiva degna di nota, ed è solo merito suo. Il film perde colpi spesso e volentieri, lui no. Non perde mai di intensità o di forza e cerca di salvare un film pericolante. Di gran lunga il migliore, anche se comunque non può salvare completamente la povertà di contenuti.  Marion Cotillard non è alla sua altezza, ma comunque riesce bene a calarsi nel personaggio e ad interpretarlo al meglio. Crea una forte empatia con il protagonista e risulta molto credibile nei panni della scenziata Sophia Rikkin. Il film non ha puntato certo sulla credibilità scientifica, però lei è brava a non perdere mai la serietà, la professionalità e l'emotività del suo personaggio. Non eccelle, ma non delude. Jeremy Irons, nei panni di Alan Rikkins, riesce ad avere la giusta dose di freddezza, meschinità e sfrontatezza per risultare calzante con il ruolo biasimevole del suo personaggio. Ci è riuscito alla grande. Da un attore come lui ci si aspetta sempre il meglio, e questo film di certo non rappresenta " il meglio", ma non per colpa sua. 

Tirando le somme, i punti di forza non riescono a salvare il film. Alleviano le sofferenze e risollevano la situazione dal baratro, ma non bastano per assolverlo del tutto dai suoi peccati. La sceneggiatura è l'elemento portante di qualunque film e quando la struttura non è solida... il film è in grave pericolo.

Non ve lo consiglio, ma nemmeno ve lo sconsiglio. E' un film che offre un'ottima spettacolarità visiva, ma nulla di altro. Ciò che risulta è un progetto dalle grandi ambizioni, che avrebbe avuto tutte le carte in regola per lasciare il segno, che però si tarpa le ali da solo e non riesce a spiccare il volo. Un grande peccato. Non porta messaggi o insegnamenti e non si pone minimamente l'obbiettivo di distaccarsi dalla sua dimensione di videogioco, rimanendone intrappolato. Le mie aspettative erano alte, sono state tradite. Guardarlo, però, non è stato poi così orribile e avrebbe potuto anche meritare una discreta sufficienza, ma è da punire la sua mediocrità contenutistica.

VOTO 5,5