Cerca nel blog

mercoledì 29 marzo 2017

PREMI DAVID DI DONATELLO 2017

E anche quest'anno, malgrado i reiterati scetticismi di molti, i David di Donatello ci hanno offerto una bella panoramica del cinema italiano, che si è dimostrato in ottima forma. A trionfare, come sempre, è stato il buon cinema, quello capace di regalare forti emozioni e grandi storie. Qualche pronostico è stato rispettato, altri invece no, ma gli assoluti protagonisti sono stati quelli che aspettavamo: Indivisibili, con ben sei premi vinti su diciassette candidature; Veloce come il vento, con altrettanti sei premi su sedici nomination, e La pazza gioia, che con i suoi cinque premi si aggiudica l'ultimo gradino del podio. 


E' stata un'edizione che mi ha convinto molto; è riuscita a fotografare bene il panorama cinematografico del momento, che ha tanta voglia di rivalsa e di novità. 
Mi hanno convinto soprattutto le scelte dell'Accademia in alcune categorie cruciali come quella di miglior sceneggiatura adattata, per la quale il premio, con mia grande sorpresa e gioia, è andato al film "La stoffa dei sogni" di Gianfranco Cabiddu. Forse è il premio che ho apprezzato più di tutti, sicuramente perché il film lo merita tantissimo, ma soprattutto perché è stata premiata finalmente una storia fuori dagli schemi tradizionali, una storia capace di unire in un meraviglioso connubio il cinema e il teatro, Eduardo de Filippo e Shakespeare, la realtà e la fantasia... una storia capace di raccontarsi con una delicatezza straordinaria e capace di dar vita ad un film dalle incantevoli sfumature poetiche. Il favorito della vigilia "Fai bei sogni" è rimasto a bocca asciutta, e non solo in questa categoria ma in tutte le dieci in cui era nominato. Secondo me è stato giusto così, film mediocre. Come miglior sceneggiatura originale, invece, è stato rispettato il pronostico e ha vinto "Indivisibili" di Edoardo De Angelis. Un film che personalmente ho apprezzato poco, ma del quale non posso mascherare l'alto valore contenutistico. 

Tra gli attori la battaglia era molto accesa e i candidati in gara erano tutti molto agguerriti. Per quanto riguarda il miglior attore protagonista, però, penso che nessuno nutrisse alcun dubbio: non poteva che vincere un formidabile Stefano Accorsi per la sua strepitosa interpretazione in "Veloce come il vento" di Matteo Rovere. Una performance eccezionale, intensa come poche altre. Siamo forse difronte al miglior Accorsi di sempre, che è stato capace di imporsi sulle ottime prove di attori del calibro di Tony Servillo e Sergio Rubini (senza Accorsi avrebbe meritato di vincere lui). Come miglior attrice protagonista l'esito era molto più incerto e combattuto. Le indiscusse favorite erano Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi per le loro interpretazioni ne "La pazza gioia", e ad avere la meglio è stata proprio la Bruni Tedeschi (bellissimo il suo gesto di chiamare sul palco anche la sua collega). Devo ammettere che io avrei preferito la vittoria della Ramazzotti, che ho apprezzato molto di più, ma la prova della sua compagna è sicuramente di assoluto valore e di forte impatto emotivo. Brave anche le altre contendenti, ma contro queste due straordinarie performance c'era davvero poco da fare. Miglior attrice non protagonista si conferma Antonia Truppo, che per il secondo anno consecutivo trionfa in questa categoria. Ottima la sua prova in "Indivisibili". Il premio di miglior attore non protagonista va, invece, a Valerio Mastandrea per l'interpretazione in "Fiore" di Claudio Giovannesi. Dopo la doppia vittoria del 2013, anche quest'anno si ripresenta in entrambe le categorie; se però come miglior attore protagonista in "Fai bei sogni", a mio avviso, non è stato all'altezza, qui riesce a dimostrare tutto il suo valore, e il suo personaggio è di grande spessore interpretativo, e alla fine si porta comunque un premio a casa. Mi è dispiaciuto moltissimo per Ennio Fantastichini, che, ne "La stoffa dei sogni", è stato meraviglioso. 


Arriviamo adesso ai due premi più attesi: come miglior regia la sfida era aperta e il risultato incerto, ma alla fine ha prevalso la maestria di Paolo Virzì per "La pazza gioia". Io ero in forte dubbio tra lui e Matteo Rovere (per "Veloce come il vento") e sul filo di lana avrei premiato proprio Rovere per la freschezza, la dinamicità e la ricercatezza del suo stile, ma Virzì è un poeta della macchina da presa e merita sicuramente questo riconoscimento. La sua direzione ha dato una marcia in più a questo piccolo capolavoro. Siamo adesso giunti al premio più ambito: quello di miglior film, andato anche questo a "La pazza gioia". La cinquina di candidati in gara era davvero molto valida e competitiva, ma questa vittoria era fuori discussione. Film intenso, struggente, nostalgico, poetico, delicato, tormentato... un film da vedere. Come miglior film straniero, invece, ha vinto il thriller di Tom Ford "Animali Notturni", e come miglior film dell'Unione Europea è stato premiato il bellissimo "Io, Daniel Blake" di Ken Loach. Sicuramente due ottimi film, e, soprattutto per il secondo, sono pienamente d'accordo con l'esito.

Graditissima chicca della serata è stata il David Speciale alla carriera consegnato a Roberto Benigni. Forse sarà discutibile il personaggio, apprezzabile o meno, ma credo che la sua importanza e il suo calibro a livello artistico siamo indiscutibili. Un uomo che al cinema e alla cultura ha dato veramente tanto nel corso degli anni, e che per questo merita un grande riconoscimento. La standing ovation del teatro al suo ingresso ne è una dimostrazione. 

La 62° edizione dei David di Donatello, quindi, si è conclusa senza intoppi o buste sbagliate, e credo che ancora una volta il cinema italiano non abbia assolutamente sfigurato, riuscendo a dimostrare tutto il suo valore. Soprattutto in queste occasioni, però, è evidente una cosa: in Italia abbiamo splendidi artisti, talenti straordinari e potenzialità enormi, ma manca sempre qualcosa... manca il sostegno, mancano i grandi finanziamenti, manca la fiducia. Si potrebbe davvero tornare a fare il Grande Cinema di una volta, ma servono interventi più profondi anche da parte dello Stato; bisogna credere nei piccoli progetti e sviluppare un settore che da anni cerca di tenersi in piedi da solo, ma che merita molto di più. L'arte va protetta. 

Per concludere, una nota agli organizzatori: si può fare qualcosa per rivitalizzare la cerimonia di premiazione? qualche calo di ritmo era evidente... per il prossimo anno pensiamoci. 
Buon cinema a tutti.




Nessun commento:

Posta un commento