Cerca nel blog

lunedì 23 gennaio 2017

RECENSIONE di ALLIED- UN'OMBRA NASCOSTA

Allied- un'ombra nascosta di Robert Zemeckis

sceneggiatura: 6
fotografia: 7
regia: 8
interpretazione degli attori: 7
trama: 5
ritmo: 3


Il nuovo film del grande Robert Zemeckis, con protagonisti Brad Pitt e Marion Cotillard, cerca di fondere in un'unica grande opera vari generi diversi: dalla guerra al thriller, dal drammatico-sentimentale allo spionaggio... dalla suspense... alla noia.


La storia è ambientata durante la seconda guerra mondiale. Il comandante di aviazione franco-canadase
 Max Vatan atterra a Casablanca per conoscere Marianne Beausejour e fingersi il suo consorte. Le due spie devono, infatti, camuffarsi tra la gente del posto e dare l'impressione di essere una felice coppia di sposini. In questo modo nessuno sospetterà della loro missione segreta: assassinare l'ambasciatore nazista. L'operazione viene portata a termine con grande successo e i due possono fare ritorno a casa, ma durante la loro esperienza Maz e Marianne si innamorano per davvero e non vogliono dividersi. Decidono allora di trasferirsi insieme a Londra e di sposarsi. Quella storia d'amore, nata quasi per gioco, diventa un legame profondo, indissolubile. Mettono al mondo anche una figlia, la piccola Anna, nata sotto i bombardamenti ( in una scena di pregevole fattura). La loro vita prosegue serenamente: Max torna a lavorare nel suo ufficio; Marianne, invece, abbandona la carriera militare e si dedica alla famiglia. Il film si addormenta e non succede nulla... fino a quando... una notizia sconvolgerà la vita dei protagonisti. E da qui la storia verrà travolta da un vorticoso turbinio incalzante, tormentato e tremendamente spietato.

Una lotta contro il tempo, una ricerca disperata di verità, un'implacabile susseguirsi di menzogne, un violento incedere di mistero... è qui che il film veste i panni del thriller, e sembra proprio che il sarto abbia svolto un ottimo lavoro. Un finale che salva l'intero film dalla catastrofe.

Perché catastrofe? Per prima cosa per il ritmo: impietosamente lento, a tratti imbarazzante. Si perde continuamente in dettagli inutili, in particolari assolutamente superflui, in scene di indubbia futilità, spesso anche controproducenti, perché non stimolano la curiosità, ma una crescente noia. C'è quindi un grosso problema alla sceneggiatura di Steven Knight, che per più di tre quarti non riesce mai a prendere intensità e sembra essere sconclusionata e fine a se stessa, alla continua ricerca di una pulizia contenutistica e di una maniacale precisione narrativa... non serviva.
L'intreccio tutto sommato è anche abbastanza credibile ( per una realtà cinematografica) e sicuramente ben studiato, ma è troppo, troppo ( e ne aggiungerei almeno altri due) flemmatico e spesso prevedibile. È stata data più importanza del dovuto allo sviluppo della trama, che anche con un tessuto nettamente più snello e dinamico sarebbe stata in grado di coinvolgere lo spettatore, e anzi, lo avrebbe sicuramente fatto meglio. Anche perché in questo modo sono stati posti in risalto episodi e vicissitudini di scarsa importanza e non sono state messe in evidenza altre scene che avrebbero meritato una più approfondita attenzione e a rimetterci è stata anche la caratterizzazione dei personaggi, spesso troppo abbozzata. Così tutti i tentativi di arricchire la trama non sono mai andati a buon fine e hanno solo appesantito inutilmente la storia.


Cercando però di ricavare il meglio, la vicenda raccontata è molto interessante; non sarebbe giusto non riconoscerne i meriti. È una storia che tarda ad entrare nel vivo, ma quando lo fa ti stordisce, ti paralizza, ti gela il sangue... e ti emoziona. L'attesa è lunga, ma ne vale la pena.Tutta la prima parte del film è solo una lunga preparazione atta a rendere più coinvolgente ed inteso il finale. È un percorso in salita che vuole tranquillizzare lo spettatore per poi stordirlo con un colpo di grazia micidiale; è quasi un percorso catartico... faticoso, lento... un percorso dal quale si ricavano tante informazioni, e solo alla fine si capisce che non tutto era fine a se stesso. Per questo la storia viene completamente rivalutata, e, se ad un certo punto della proiezione ( lo dico con grande sincerità) me ne sarei volentieri andato via, con il senno di poi sono felice di non averlo fatto.

La regia è ottima. Zemeckis si destreggia con disinvoltura in vari generi e in vari stili, riassaporando spesso le antiche sfumature dei film di spionaggio anni settanta, per poi passare all'intensità emotiva del thriller psicologico scuola Scorsese. Forse ostenta addirittura troppa bravura e talvolta la sua direzione appare forzata, ma riesce comunque ad offrire sempre un gradevole spettacolo visivo... direi anche troppo "pulito". Sì, perché quello della Seconda Guerra Mondiale non era certo uno scenario luminoso, elegante ed ordinato. Qui invece l'atmosfera oscura, violenta, crudele e spietata della guerra sembra rarefatta, quasi assente. L'ambiente creato da Zemeckis, dallo scenografo Gary Freeman e dal direttore della fotografia Don Burgess sembra essere isolato da tutto il resto, un ambiente quasi utopico, costruito su misura per creare un effetto diametralmente opposto alla realtà. Lo scopo non era dar vita ad un film di guerra, ma ad una storia collocata sì in un periodo bellico, ma posta al di fuori di spazio e tempo. Una vicenda quasi alienata dal suo contesto, che diventa allora una storia universale, senza tempo e senza confini. Una storia che vuole spingersi oltre i suoi limiti cronologici per offrire messaggi e contenuti che, estrapolati dal contesto, restino vivi nello spettatore. Un film che non vuole attenersi alla credibilità storica, ma si lascia trasportare dalla spettacolarità cinematografica di cui Zemeckis è grande maestro.

Non brilla, invece, il protagonista Brad Pitt. Si lascia sopraffare dalla bravura ( e dalla straordinaria bellezza) di Marion Cotillard, che ci offre un'interpretazione meravigliosa; sempre credibile, sempre raffinata, profonda e di grande spessore. Lui non riesce ad imporsi, e il suo personaggio sembra già visto in altri suoi film ( fra tutti quello in “Fury”)... però c'è da dire che comunque funziona bene; crea un'ottima empatia con la Cotillard e, tutto sommato, non delude. La sua performance è un crescendo, come tutto il film del resto. 

Se lo vedrete al cinema ( o in qualsiasi altro modo) vi accorgerete di quanto questo film venga salvato dal suo finale, altrimenti risulterebbe terribilmente faticoso da guardare. Ma per fortuna tutte le criticità iniziali non sono lasciate alla deriva e non fanno naufragare il film nel pericoloso mare della mediocrità. È una storia che parla di spie, di inganni, di menzogne, di giochi di potere... e riesce ad essere sempre coerente ingannando anche lo spettatore, che viene travolto dalla spannung finale. Tutte le componenti riescono a rispettare a dovere l'alone di mistero e di dubbio che aleggia sulla storia e non ne rimangono mai intrappolati. Non è un film eccezionale; con una vicenda del genere ( onore all'ideatore del soggetto) mi sarei aspettato un risultato di gran lunga migliore, ma è comunque un buon film. 


                                                                 VOTO 7



Nessun commento:

Posta un commento