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giovedì 26 gennaio 2017

RECENSIONE de "L'ORA LEGALE"

L'ORA LEGALE di Ficarra e Picone

sceneggiatura: 7
fotografia: 5
regia: 5
interpretazione degli attori: 5
trama: 4
ritmo: 4

Quinto film scritto, diretto ed interpretato dal duo comico Ficarra e Picone, che ci offrono una commedia sociale, tagliente e spregiudicata, che tratteggia uno spaccato molto oscuro del nostro Bel Paese. Ci sono riusciti?


Nella ridente cittadina siciliana di Pietrammare è tempo di eleggere il nuovo sindaco. Tutta la cittadinanza è in fermento e vive con grande coinvolgimento la campagna elettorale dei due candidati: Gaetano Patanè (Tony Sperandeo), sostenuto per opportunismo da Salvo (Salvatore Ficarra), e Pierpaolo Natoli ( Vincenzo Amato), sostenuto con grande passione dal cognato Valentino ( Valentino Picone). Il primo è il sindaco uscente, che ha condotto un mandato all'insegna di favoritismi, nepotismo, corruzione, malavita, menzogne... insomma, una brava persona. L'altro, invece, è il candidato onesto, che incentra la sua politica sulla trasparenza, la correttezza e il rispetto delle regole. Cavalcando la forte ondata di malcontento generale in cui versava tutto il paese, Natoli riesce a vincere le elezioni e diventa sindaco di Pietrammare, acclamato a furor di popolo come il tanto atteso salvatore della patria. La nuova ventata politica che porta in comune è forte e decisa: verranno abolite tutte le illegalità e i loschi sotterfugi caratteristici della precedente amministrazione. Comincia allora il suo lungo percorso verso una completa “pulizia” dei cattivi costumi del posto; dall'inserimento obbligatorio della raccolta differenziata alla battaglia contro gli abusi edilizi, dalla lotta contro l'assenteismo a quella contro le costanti infrazioni dei cittadini, dal ripristino di un corposo organo di forze dell'ordine ad una progressiva eliminazione di ogni ambiguità burocratica. Ma il paese è pronto a tutto questo? Assolutamente no. La reazione è catastrofica. Il sindaco perde immediatamente tutto il suo consenso e la cittadinanza comincia a cospirare contro di lui. Fino a quando...


Una trama molto semplice, che però invita a riflettere. Offre uno scorcio dell'Italia tristemente noto, che viene esasperato e riproposto in chiave ironica, ma è comunque di forte impatto. Riesce a trattare con leggerezza una tematica molto delicata, che merita grande attenzione e che, troppo spesso, viene posta in secondo piano. Pur mantenendo sempre il suo aspetto comico, è un film che riesce a trasmettere messaggi chiari, e forse è proprio la sua vena comica e irriverente a dare maggiore spinta all'apporto sociale e alla componente critica che offre la storia.


La regia di Ficarra e Picone è mediocre: non c'è nulla di particolarmente incisivo e degno di nota, nessun azzardo, nessun tentativo di lasciare il segno. Non è certo un film che vuole strabiliare visivamente lo spettatore, ma rimane sempre sotto tono. Non è sicuramente coerente con le grandi ambizioni del progetto. Qualche scelta più ricercata sarebbe stata apprezzata e avrebbe alzato il livello del film. E' comunque una regia che, tutto sommato, funziona e non si perde in gravi errori. Hanno svolto un lavoro ordinato e senza sbavature, nulla di più. La modestia non è sempre un pregio. 


Invece è molto buona la sceneggiatura, anche questa di Ficarra e Picone. È buona perché sviluppa bene la storia e riesce a non cadere quasi mai nella banalità e nel qualunquismo, e trattando un argomento così delicato il rischio era notevole. Mantiene sempre una buona dose di sarcasmo e non si lascia trasportare dalla comicità fine a se stessa, inutile e dannosa. È una comicità pungente e beffarda, molto ambiziosa e di grande significato. Non si limita a far sorridere, ma vuole trasmettere contenuti allo spettatore; vuole farlo ridere ragionando, vuole farlo sorridere amaramente di una realtà più vicina a lui di quanto immagini, vuole coinvolgerlo in quella dimensione cinematografica astratta, che in realtà è uno specchio concreto e tangibile di quel che ci circonda: un Paese che si lamenta e che pretende di cambiare le cose con le stesse abitudini che lo hanno condannato al declino. Questo traspare in modo impeccabile dal film, che ci offre una testimonianza di forte impatto. 


Le intenzioni, però, sono molto più lodevoli del risultato, che non è abbastanza soddisfacente e non si dimostra all'altezza. Il film non ha la forza adeguata per affrontare queste tematiche; ha il coraggio di provarci e la determinazione di non mollare, ma non basta. La trama è troppo misera, troppo prevedibile; il ritmo si perde stradafacendo e fatica a carburare; le interpretazioni degli attori sono di scarso spessore, troppo finte ed esageratamente teatrali. Questo non è sempre un male, ma per un film che si pone come obbiettivo quello di criticare ( ironicamente) le losche ambiguità della nostra società, è sicuramente una grossa pecca. Gli unici a salvarsi sono Tony Sperandeo e Leo Gullotta. Sperandeo in questi ruoli non fallisce mai, e anche questa volta si dimostra in gran forma regalandoci un ottimo personaggio. Gullotta, nei panni del parroco di Pietrammare, non è da meno. Ha una parte molto marginale, ma la sua presenza nobilita ogni scena. Ficarra e Picone, invece, non mi sono piaciuti. Li trovo sempre uguali, troppo imballati, statici e impostati. Sembra che in ogni film interpretino sempre gli stessi personaggi, e arrivati ad un certo punto questo diventa un tremendo limite. Insieme funzionano benissimo, non metto certo in dubbio la loro comicità, però al cinema questa alchimia è diventata quasi forzata. Non si spingo mai oltre l'ostacolo, rimangono al pascolo nel loro praticello e ci stanno comodi. Alla gente piace così, perché faticare? Beh, per dimostrare di non essere sempre uguali, di avere del vero talento... per capire fino a che punto ci si può spingere, fino a che punto si può sperimentare... per scrollarsi di dosso questa prevedibilità e fare un necessario salto di qualità. È solo in questo modo che da semplici comici di Zelig si può arrivare ad essere dei veri attori. É chiedere troppo? Io ho i miei forti dubbi, però spero che lo possano fare, prima o poi.


L'ora legale è un film mediocre, nobilitato dalle ottime intenzioni. Offre numerosi spunti molto significativi, invita lo spettatore alla riflessione, tratteggia una profonda critica alla società e alla politica italiana e lancia dei messaggi diretti e ben ponderati. Sono questi i grandi punti di forza a cui si aggrappa il film e riescono a reggerlo bene. Personalmente però sono rimasto molto deluso. Lo considero un apprezzabile tentativo, però fallito.



VOTO 5,5

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