L'ORA
LEGALE di Ficarra e Picone
sceneggiatura:
7
fotografia:
5
regia:
5
interpretazione
degli attori: 5
trama: 4
ritmo:
4
Quinto
film scritto, diretto ed interpretato dal duo comico Ficarra e
Picone, che ci offrono una commedia sociale, tagliente e
spregiudicata, che tratteggia uno spaccato molto oscuro del nostro
Bel Paese. Ci sono riusciti?
Nella
ridente cittadina siciliana di Pietrammare è tempo di
eleggere il nuovo sindaco. Tutta la cittadinanza è in fermento e
vive con grande coinvolgimento la campagna elettorale dei due
candidati: Gaetano Patanè (Tony Sperandeo), sostenuto per
opportunismo da Salvo (Salvatore Ficarra), e Pierpaolo Natoli
( Vincenzo Amato), sostenuto con grande passione dal cognato Valentino ( Valentino
Picone). Il primo è il sindaco uscente, che ha condotto un mandato
all'insegna di favoritismi, nepotismo, corruzione, malavita,
menzogne... insomma, una brava persona. L'altro, invece, è il
candidato onesto, che incentra la sua politica sulla trasparenza, la
correttezza e il rispetto delle regole. Cavalcando la forte ondata di
malcontento generale in cui versava tutto il paese, Natoli riesce a
vincere le elezioni e diventa sindaco di Pietrammare, acclamato a
furor di popolo come il tanto atteso salvatore della patria. La nuova
ventata politica che porta in comune è forte e decisa: verranno
abolite tutte le illegalità e i loschi sotterfugi caratteristici
della precedente amministrazione. Comincia allora il suo lungo
percorso verso una completa “pulizia” dei cattivi costumi del
posto; dall'inserimento obbligatorio della raccolta differenziata
alla battaglia contro gli abusi edilizi, dalla lotta contro
l'assenteismo a quella contro le costanti infrazioni dei cittadini,
dal ripristino di un corposo organo di forze dell'ordine ad una
progressiva eliminazione di ogni ambiguità burocratica. Ma il paese è
pronto a tutto questo? Assolutamente no. La reazione è catastrofica.
Il sindaco perde immediatamente tutto il suo consenso e la
cittadinanza comincia a cospirare contro di lui. Fino a quando...
Una
trama molto semplice, che però invita a riflettere. Offre uno
scorcio dell'Italia tristemente noto, che viene esasperato e
riproposto in chiave ironica, ma è comunque di forte impatto. Riesce
a trattare con leggerezza una tematica molto delicata, che merita
grande attenzione e che, troppo spesso, viene posta in secondo piano.
Pur mantenendo sempre il suo aspetto comico, è un film che riesce a
trasmettere messaggi chiari, e forse è proprio la sua vena comica e
irriverente a dare maggiore spinta all'apporto sociale e alla
componente critica che offre la storia.
La regia di Ficarra e
Picone è mediocre: non c'è nulla di particolarmente incisivo e
degno di nota, nessun azzardo, nessun tentativo di lasciare il
segno. Non è certo un film che vuole strabiliare visivamente lo
spettatore, ma rimane sempre sotto tono. Non è sicuramente
coerente con le grandi ambizioni del progetto. Qualche scelta più
ricercata sarebbe stata apprezzata e avrebbe alzato il livello del film. E' comunque una regia che,
tutto sommato, funziona e non si perde in gravi errori. Hanno svolto
un lavoro ordinato e senza sbavature, nulla di più. La modestia non è sempre un pregio.
Invece è molto buona la
sceneggiatura, anche questa di Ficarra e Picone. È buona
perché sviluppa bene la storia e riesce a non cadere quasi mai nella banalità
e nel qualunquismo, e trattando un argomento così delicato il
rischio era notevole. Mantiene sempre una buona dose di sarcasmo e
non si lascia trasportare dalla comicità fine a se stessa, inutile e
dannosa. È una comicità pungente e beffarda, molto ambiziosa e di
grande significato. Non si limita a far sorridere, ma vuole
trasmettere contenuti allo spettatore; vuole farlo ridere ragionando,
vuole farlo sorridere amaramente di una realtà più vicina a lui di
quanto immagini, vuole coinvolgerlo in quella dimensione
cinematografica astratta, che in realtà è uno specchio concreto e
tangibile di quel che ci circonda: un Paese che si lamenta e che
pretende di cambiare le cose con le stesse abitudini che lo hanno
condannato al declino. Questo traspare in modo impeccabile dal film,
che ci offre una testimonianza di forte impatto.
Le
intenzioni, però, sono molto più lodevoli del risultato, che non è
abbastanza soddisfacente e non si dimostra all'altezza. Il film non
ha la forza adeguata per affrontare queste tematiche; ha il coraggio
di provarci e la determinazione di non mollare, ma non basta. La
trama è troppo misera, troppo prevedibile; il ritmo si perde
stradafacendo e fatica a carburare; le interpretazioni degli attori
sono di scarso spessore, troppo finte ed esageratamente teatrali. Questo non è sempre un male, ma per un film che si pone come obbiettivo quello di criticare ( ironicamente) le losche ambiguità della nostra società, è sicuramente una grossa pecca. Gli unici a salvarsi sono Tony
Sperandeo e Leo Gullotta. Sperandeo in questi ruoli non fallisce mai, e
anche questa volta si dimostra in gran forma regalandoci un ottimo
personaggio. Gullotta, nei panni del parroco di Pietrammare, non è
da meno. Ha una parte molto marginale, ma la sua presenza nobilita
ogni scena. Ficarra e Picone, invece, non mi sono piaciuti. Li
trovo sempre uguali, troppo imballati, statici e impostati. Sembra
che in ogni film interpretino sempre gli stessi personaggi, e
arrivati ad un certo punto questo diventa un tremendo limite. Insieme
funzionano benissimo, non metto certo in dubbio la loro comicità,
però al cinema questa alchimia è diventata quasi forzata. Non si
spingo mai oltre l'ostacolo, rimangono al pascolo nel loro praticello
e ci stanno comodi. Alla gente piace così, perché faticare? Beh,
per dimostrare di non essere sempre uguali, di avere del vero
talento... per capire fino a che punto ci si può spingere, fino a
che punto si può sperimentare... per scrollarsi di dosso questa
prevedibilità e fare un necessario salto di qualità. È solo in
questo modo che da semplici comici di Zelig si può arrivare ad
essere dei veri attori. É chiedere troppo? Io ho i miei forti dubbi,
però spero che lo possano fare, prima o poi.
L'ora legale è
un film mediocre, nobilitato dalle ottime intenzioni. Offre numerosi
spunti molto significativi, invita lo spettatore alla riflessione,
tratteggia una profonda critica alla società e alla politica
italiana e lancia dei messaggi diretti e ben ponderati. Sono questi i
grandi punti di forza a cui si aggrappa il film e riescono a reggerlo bene. Personalmente però sono rimasto molto deluso. Lo considero un
apprezzabile tentativo, però fallito.
VOTO
5,5
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